Il coronavirus ha aperto una serie di emergenza: sanitaria, economica e dei feretri. Se per quanto riguarda le prime due il Governo sta cercando di apporvi qualche rimedio con ogni misura possibile, la terza sembra non avere rimedio. Il numero dell vittime cresce vertiginosamente e a Piacenza ci sono 100 bare in attesa.
La situazione di emergenza
La situazione è drammatica a Piacenza, Parma, Brescia, Modena e altri impianti. Sono immagini sconcertanti quelle che arrivano da Piacenza dove centinaia di bare, stipate l’una dietro l’altra, sono in attesa di essere cremate. Da quando è iniziata l’emergenza Coronavirus, nel forno crematorio della città non c’è più spazio per i feretri e il numero dei decessi continua a salire vertiginosamente. “La situazione di Piacenza è la situazione di tutti i nostri impianti – spiegano dal Gruppo Altair, che gestisce l’impianto -. Tutte le nostre 17 strutture stanno vivendo un momento di grande difficoltà. A Piacenza ci sono più di 100 feretri in attesa e il forno può fare 12/13 cremazioni al giorno“. Il problema è che quotidianamente ne arrivano circa il doppio e il rischio che l’impianto arrivi al collasso è reale. “Se il trend continua in questo modo – sottolineano – rischiamo di dover respingere i feretri. I forni stanno lavorando tantissimo, abbiamo la fortuna di avere ragazze e ragazzi in gamba, che hanno anteposto agli interessi personali quelli collettivi e stanno lavorando 7 giorni su 7 ma la situazione è davvero drammatica”.
Nelle altre città
Piacenza non è l’unica realtà a vivere uno scenario simile. “Lo stesso discorso vale per Acqui Terme – spiegano -. A Serravalle Scrivia ”impianto ha in deposito oltre 100 feretri ma riesce per fortuna a cremarne 22 al dì. Ma nelle altre città, come Brescia, Modena, Parma, gli impianti sono al limite. Temiamo che qualche impianto fortemente stressato si fermi perché, facendo i dovuti scongiuri, il guasto è dietro l’angolo”. Stiamo cercando di rispondere alle istanze delle istituzioni, della Protezione Civile, degli ospedali, del sindaco di Bergamo, cercando di dare una mano però le circostanze cominciano a diventare pesanti”. In alcuni impianti si aggiungono viaggi straordinari della Protezione Civile organizzati con l’esercito ma non c’è più tempo. “Fino a quando riusciremo, continueremo ad essere a disposizione per cercare di aiutare le aree maggiormente colpite. Ma alcuni non sanno più dove depositare i feretri” spiegano i responsabili di Altair, che si rivolgono ora al governo.
Le richieste all’esecutivo
“Alle istituzioni chiediamo un provvedimento specifico per il settore funebre perché abbiamo bisogno di misure straordinarie anche noi – affermano. Non chiediamo un aiuto alle attività, ma di facilitazione della burocrazia, con la limitazione o l’eliminazione di determinate prescrizioni che oggi ingessano alcuni impianti e alcune parti del settore”. L’unico intento, rimarcano, “è di lavorare un po’ di più e più in sicurezza nella gestione degli impianti. Stiamo facendo turni importanti, alcuni impianti, come Piacenza, hanno un numero massimo di ore giornaliere durante le quali possono essere operativi. Una delle nostre richieste è di togliere, in fase emergenziale, questi limiti orari per poter aumentare la capacità di cremazione”. Un ruolo importante, in queste ore, lo svolgono anche tutti gli italiani. “Speriamo che i reportage che arrivano dai nostri forni crematori inizino a far aprire gli occhi a molta gente: dovete restare in casa”.