Pronti a ripartire non lo siamo del tutto, anche se la deriva economica paventata sembra spaventare quasi di più di una seconda ondata di contagi. Il premier Conte ha più volte ribadito che, almeno per il momento, di più non era possibile fare. Il punto, però, è che un’intera nazione attende di capire se e quanto sarà possibile ricominciare, a fronte di una frenata del contesto socio-economico che per molti rischia di essere definitivo. Alimentando, inevitabilmente, sentimenti di estrema preoccupazione e, in molti casi, di vera e propria disperazione. Il sentore comune, però, è che almeno per adesso si debba continuare a stringere i denti: “La situazione economico finanziaria è conosciuta – ha spiegato il commissario Domenico Arcuri in audizione davanti alle commissioni riunite Finanze e Attività Produttive -, la crisi ha anzitutto caratteristiche, dimensione e durata del tutto imprevedibile, comuni a quelle di altre vissute nei decenni scorsi. La sua specificità è la ‘disordinata durata’: non riusciamo a prevedere per quanto tempo le attività economiche e sociali saranno condizionate e dovranno essere limitate”. L’Italia, a ogni modo, sarebbe pronta ad affrontare una nuova ondata, “anche superiore alla Fase 1”.
Sostegni previsti
In merito ai dispositivi previsti, Arcuri ha spiegato che “le Regioni hanno già in deposito 47 milioni di mascherine che gli abbiamo fornito. Sul territorio sono già approntati dei depositi regionali e gli uffici del commissario hanno 4 depositi nei quali vengono stoccati questi dispositivi che poi vengono progressivamente distribuiti quando servono. Non c’è dunque un problema di dove conservare questi beni”. Conferme sul prezzo di 50 centesimi per le mascherine, il quale “è stato fissato sulla base di alcuni parametri: cinque aziende ce ne stanno già fornendo, e arriveranno a darcene 660 milioni, ad un prezzo di 0,38 euro. E’ possibile che alcune aziende abbandonino l’idea di riconvertirsi perché non trovano il prezzo compatibile con lo startup delle loro attività ma noi abbiamo fissato solo il prezzo massimo di vendita, non il prezzo massimo di acquisto. L’obiettivo di calmierare non è ostile a quello di assicurare che una filiera produttiva italiana vada a sostituire quella estera”.
Gestione della crisi
Il commissario ha inoltre spiegato che “l’Italia sta gestendo l’emergenza in paragone ad altri Paesi con modalità e strumenti largamente sufficienti a fronteggiarla, purtroppo non c’è alcuno strumento in grado di sconfiggerla”. Arcuri ritiene che “la seconda caratteristica della crisi è la sua natura, perché limita ma non azzera le attività economiche quando va bene, impedisce le stesse attività quando va male, impedisce la mobilità delle merci e delle persone”.