Altra giornata di battaglia al Coronavirus, quella di mercoledì 8 aprile, per Milano e la Lombardia. La guerra, come l’hanno più volte definita i vertici regionali, va avanti e la regione sembra essere arrivata – almeno stando ai dati – vicina al punto di svolta.
I contagi continuano a salire, ma la curva sembra aver rallentato la propria ascesa e sembra aver perso “forza” anche a Milano, che pochi giorni fa continuava a “preoccupare” – parola dell’assessore al Welfare, Giulio Gallera – il Pirellone.
“Il sistema sanitario Lombardo è un grande sistema e ha dato dimostrazione oggi di saper reggere, proprio per la sua grande forza. Oggi abbiamo dimostrato di avere un sistema così forte che ha retto, nessun altra Regione sarebbe stata in grado di più che raddoppiare i posti letto in terapia intensiva” ha dichiarato Gallera. “Il governo, che è quello che deve costruire le strategie sulle pandemie, a noi aveva dato un’indicazione di aumentare del 50% i posti letto in terapia intensiva. E noi tra pubblico e privato accreditato – prosegue – li abbiamo aumentati del 120%. Fin da subito i privati hanno accolto i pazienti Covid e hanno messo a disposizione le terapie intensive. E’ stato un grande sistema che ha lavorato insieme e questa è stata la dimostrazione che lescelte fatte nel passato sono state giuste”.
Trivulzio
La commissione è stata ufficializzata e adesso possono partire le verifiche sul Pio Albergo di Trivulzio di Milano, la Rsa in cui in pochi giorni sono morti numerosi ospiti. “L’organismo ha il compito di accertare i fatti con la massima trasparenza – hanno spiegato Fontana e Gallera – con particolare riferimento alle procedure adottate sin dalle fasi iniziali per gestire la situazione di emergenza legata al coronavirus”. La commissione valuterà se ci sia stata realmente una sottovalutazione dell’emergenza coronavirus nella residenza per anziani. Tra i componenti dell’organismo, presieduto dal direttore sanitario di Ats Milano, Vittorio Demicheli, spiccano i nomi dei magistrati Giovanni Canzio, già primo Presidente della Corte di Cassazione, indicato da Regione Lombardia, e Gherardo Colombo, indicato dal Comune di Milano.
Genova
Ci sono cifre che non possono essere lette solo algebricamente: sono quelle dei decessi dentro le case di riposo. Sono morti in isolamento, in solitudine, senza una mano che stringe quella di chi se ne va. I morti non sono bare da mettere in fila una dietro l’altra ( come documenta la foto accanto), numeri da contare alla fine dell’epidemia, quando il Covid- 19 avrà fatto la sua strage. Ma le cifre dicono che oltre l’epidemia è accaduto qualcosa di più. Dal primo all’8 aprile su un totale di 383 decessi registrati a Genova dalle due principali agenzie funerarie (la municipalizzata Asef e la privata Generale Pompe Funebri, che insieme coprono il 90 per cento dei funerali), ben 134 si sono consumati dentro le residenze per anziani. Parliamo di uno su tre. “Di questi, il 51 per cento conclamati come morti da Covid”, conferma Davide Garassino, presidente della Generale. Più che uno sterminio. Non che a marzo fosse andata meglio, quando l’Anagrafe di Genova ha registrato 1310 decessi, ovvero 450 in più dello stesso periodo del 2019. La Generale dal primo al 31 marzo si è occupata di 128 morti, tutti provenienti dalle 110 case di riposo dell’area metropolitana (complessivamente ospitano 3500 persone). Franco Rossetti, manager di Asef, ne mette insieme 102. Totale 230. Cioè un morto su cinque 5 negli istituti per anziani. E anche lo scorso mese il 20% contagiato dal virus.E però la Regione, a quasi 50 giorni dall’esplosione dell’epidemia in Liguria, non ha ancora una visione completa di cosa è accaduto all’interno dei 330 istituti di ricovero liguri. Tantomeno sa cosa è stato nella prima settimana di aprile; eppoi, tra lunedì e ieri. E cosa sta avvenendo mentre scriviamo. L’Agenzia Ligure della Sanità fino a 48 ore fa era all’oscuro. Ha ingaggiato il geriatra Ernesto Palummeri, ex primario del Galliera e della Asl Tre, per mettere insieme le cifre di quella che, adesso, è documentata come una vera strage.Ovviamente sono numeri nettamente in difetto: a molti anziani e disabili non passati dagli ospedali, non sono stati fatti i tamponi, per cui la morte è attribuita ad altre cause. Inoltre, diversi ultranovantenni arrivati in pronto soccorso, sono tornati indietro.Basta confrontare le cifre con quelle di alcune realtà che Palummeri e la sua collega Cristina Frabetti di Anaste ( Associazione Nazionale Strutture Terza Età) hanno monitorato direttamente. Telefonando. Come la San Camillo di Genova: 27 decessi su 136 ospiti, più 7 positivi e 84 casi sospetti. L’Humanitas di Borghetto Santo Spirito 12 morti su 62 ricoverati, più 4 casi di contagio e 5 sospetti.Il resto della galassia degli istituti per anziani rimane ancora sommerso. Tanto che Alisa fino a ieri aveva analizzato e contestualizzato le schede sulla mortalità trasmesse soltanto dal 50 per cento delle strutture regionali. Le altre devono ancora rispondere. Chi ha segnalato, però, ha messo insieme i numeri che vanno dal 20 di febbraio al 7 aprile. ” Comunque, sui dati in nostro possesso ed analizzati, possiamo dire che siamo sui 360 decessi dentro le 330 case di riposo liguri – precisa Palummeri -: abbiamo avuto 65 morti da Covid ” . I dati ” istituzionali” – peraltro riferiti a 18mila ricoverati in tutta la Liguria – però si discostano notevolmente da quelli reali, relativi invece ai 3500 ospiti del Genovese.
Ferrara
Per superare l’emergenza coronavirus il Servizio di Psicologia territoriale dell’Ausl di Ferrara aggiunge un’altra collaborazione tra pubblico e privato. Grazie alla disponibilità dell’associazione ‘Progetto San Giorgio’, fa infatti sapere l’Azienda sanitaria, viene garantito supporto psicologico ai familiari dei pazienti ricoverati. Il servizio è già attivo al 375-6287057, dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00 e il sabato dalle 9.30 alle 12.30, e permette di “offrire una più completa rete di consulenza e sostegno a cittadini e operatori sanitari con una proposta specifica, opportunamente armonizzata per non sovrapporsi alle altre già organizzate”.
Firenze
“Ripartire in sicurezza vuol dire anche garantire la sicurezza dello spostamento da casa alla fabbrica, al luogo di lavoro, quindi anche evitare l’affollamento sui mezzi pubblici”. Lo ha detto il presidente della Toscana, Enrico Rossi.
Roma
“In questo mese abbiamo messo in campo oltre 440mila controlli con la Polizia Locale e sono state riscontrate poco più’ di 800 violazioni, questo vuol dire che la cosa e’ stata presa molto seriamente e che i romani sono stati molto bravi a rimanere a casa”. Lo ha detto la sindaca di Roma Virginia Raggi
Orta Nova, Foggia
“Da oggi sono in quarantena domiciliare per due settimane”. Lo ha annunciato nel corso di una diretta Facebook il sindaco di Orta Nova, Mimmo Lasorsa che è anche medico al pronto Soccorso del policlinico Riuniti di Foggia. “Due giorni fa mentre svolgevo il mio turno in pronto soccorso – racconta Lasorsa – ho dovuto assistere,insieme ad un collega e ad alcuni infermieri, un giovane con gravi problemi finito in rianimazione. Successivamente, a questo paziente è stato fatto il tampone che è risultato positivo”. Per questo è stata disposta la quarantena domiciliare per tutti coloro i quali abbiano avuto un contatto con il paziente durante le manovre rianimatorie. “Il lavoro dell’amministrazione comunale andrà avanti -precisa Lasorsa – la mia squadra continuerà a lavorare in questi giorni e io sarò presente in tutte le azioni amministrative da intraprendere”.