La riapertura sarà lenta
Dal 4 maggio si potrebbero allentare, ‘non stravolgere’, le regole del lockdown consentendo spostamenti anche fuori dal Comune di residenza. Ma non tra da una Regione a un’altra. È una delle ipotesi alle quali lavora il governo per la ‘fase 2’. Il piano dovrebbe essere presentato entro sabato. Altra ipotesi, autorizzare dalla metà di maggio prima l’apertura dei negozi al dettaglio, poi di bar e ristoranti. Nella videoconferenza con la task force, Colao ha detto che la ripartenza riguarderà all’inizio ‘al massimo 2,7 milioni di lavoratori’. La ripresa
dipenderà comunque dalla condizione sanitaria e dalla curva dei contagi.
“La revisione delle misure di distanziamento sociale non significa un ‘liberi tutti’ ma non possiamo chiudere i cittadini in casa per sempre”. Queste le parole del premier Conte nel corso della cabina di regia con Regioni ed enti locali di ieri sera. La sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha chiesto per i comuni italiani “un ristoro per la mancata bigliettazione per i trasporti pubblici”. Al governatore della Sicilia, Nello Musumeci, Conte avrebbe promesso di fare “ogni sforzo” per il turismo. Oggi si terrà anche la conferenza delle Regioni.
I dati
Continua, per il terzo giorno consecutivo, il calo dei malati di Covid-19 in Italia: sono 107.699. Superate invece le 25mila vittime, con un incremento di 437 in 24 ore. Nuovo record di guariti in un giorno, 2.943. In calo il trend dei ricoveri in terapia intensiva: 2.384, 87 in meno rispetto a ieri. Di questi, 817 sono in Lombardia, la Regione in cui il
contagio resta più diffuso. I medici di famiglia lombardi attaccano la Regione: ‘Per la Fase 2 non fa altro che riproporre l’esistente, lasciando immutate le criticità’.
Genova, morto di coronavirus dopo tampone negativo: infettato il reparto
Otto pazienti e quattro operatori sanitari dell’ospedale di Lavagna (Genova) sono risultati positivi dopo che, nel reparto di Medicina, è stato curato senza precauzioni un 41enne morto di coronavirus. Arrivato in ospedale a Sestri Levante con una polmonite bilaterale dovuta al Covid-19, aveva avuto una diagnosi negativa. Rimandato a casa, era poi entrato a Lavagna in un reparto no Covid, dove è morto. Gli accertamenti hanno rivelato che era positivo. Subito dopo la scoperta della positività, la Asl4 ha verificato che l’uomo morto, un 41enne originario di Canosa in Puglia e residente a Chiavari, era stato a contatto con medici, infermieri e pazienti nel reparto di Medicina senza accorgimenti. I parenti sono “sconcertati”, ha detto un operatore delle pompe funebri che si è occupato dei preparativi per il funerale. Si è appreso che solo l’insistenza del medico di famiglia, aveva consentito di ricoverare l’uomo a Lavagna, dopo le dimissioni da Sestri Levante. Il malato aveva, infatti, difficoltà a respirare e il medico chiedeva esami che si potevano fare solo in ospedale. Inoltre, l’uomo, un ex meccanico presso un’officina di Chiavari, tempo fa aveva avuto un ictus che lo aveva praticamente immobilizzato.
La ricostruzione
Secondo quanto è stato possibile ricostruire dell’intera vicenda, l’uomo non si è sentito bene la settimana scorsa ed è stato portato dai parenti al pronto soccorso di Lavagna, dove gli è stata riscontrata una polmonite bilaterale. Un primo tampone ha dato esito negativo e, in attesa del secondo, l’uomo è stato trasferito al reparto Covid dell’ospedale di Sestri Levante. Qui è stato effettuato il secondo tampone, che ha dato esito negativo. Il paziente è stato quindi dimesso e mandato a casa. Per le sue condizioni, però, come detto, è stato nuovamente ricoverato, questa volta a Lavagna, dove si è aggravato. É stato quindi spostato in una stanza singola, ma poco dopo è morto. Poi il trasferimento nella camera mortuaria di Lavagna a disposizione della famiglia e degli addetti alle onoranze funebri che hanno proceduto anche loro, come i sanitari, senza precauzioni. Il tampone fatto dopo la morte ha confermato che la polmonite bilaterale era stata una conseguenza del Covid-19.
Coronavirus Bologna, 23enne ancora positiva dopo 55 giorni: “Caso unico in Italia”
Dopo 55 giorni, una ragazza di 23 anni, la prima paziente ricoverata nel reparto di Malattie infettive del Policlinico Sant’Orsola di Bologna è ancora positiva al Sars-Cov2. L’ultimo tampone eseguito il 16 aprile ha dato infatti esito positivo. “La stiamo studiando attentamente. A quanto ci risulta, nessun altro in Italia è rimasto positivo ai tamponi così a lungo. Usualmente la positività non supera le quattro settimane”, spiega l’infettivologo del Sant’Orsola Luciano Attard. Dai primi casi accertati in Italia alle misure straordinarie del governo. Le storie di coraggio e solidarietà che hanno unito gli italiani nella speranza di superare, il prima possibile e più forti di prima, questa vicenda. Dall’arrivo in reparto, la paziente “dopo quattro giorni stava bene, ma i tamponi sono ancora positivi”, aggiunge Attard. “Sono diventata un caso nazionale? Ormai ci rido su – dice la 23enne – ora aspetto che gli operatori della sanità pubblica mi sottopongano ad esami del sangue più approfonditi, di tipo sierologico”. La 23enne, precisa l’infettivologo, “non era stata sottoposta ad alcuna terapia. Allora non si trattavano i casi lievi”.