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Coronavirus, l’ammissione della Svezia: potevamo fare di meglio

L'approccio soft del Paese scandinavo ha scatenato molte proteste, tanto che il premier ha annunciato un'inchiesta sulla gestione dell'emergenza

“Potevamo fare di meglio”. E’ quanto ha ammesso in un’intervista alla radio pubblica svedese Anders Tegnell, l’epidemiologo dietro la strategia “soft” adottata dal governo di Stoccolma contro il Covid-19, sottolineando che nel Paese ci sono stati troppi morti a causa del coronavirus. Ad oggi, il virus ha ucciso 4.468 persone.

Le ammissioni dell’epidemiologo sul coronavirus

La Svezia avrebbe potuto fare di più per combattere l’epidemia di coronavirus. A dirlo è stato Anders Tegnell, capo epidemiologo svedese e la “mente” dietro la strategia applicata dal governo di Stoccolma, che da subito ha deciso di non chiudere il Paese ma di puntare sul distanziamento sociale e il senso di responsabilità dei cittadini. Finora i contagi sono stati oltre 38 mila e quasi 4.500 persone sono morte, numeri molto più alti rispetto agli altri Paesi nordici.

L’inchiesta sulla gestione dell’emergenza

Un approccio soft che ha scatenato critiche crescenti non solo all’estero e anche in patria, tanto che il premier Stefan Lofven lunedì, sotto la crescente pressione delle opposizioni, ha assicurato che prima dell’estate verrà lanciata un’inchiesta su come è stata gestita l’epidemia di Covid-19. “Se dovessimo imbatterci nella stessa malattia, sapendo esattamente quello che ne sappiamo oggi, penso che finiremmo per fare qualcosa nel mezzo tra ciò che ha fatto la Svezia e quello che ha fatto il resto del mondo”, ha ammesso Tegnell alla radio svedese. “Sì, penso che avremmo potuto fare meglio di quello che abbiamo fatto in Svezia, chiaramente”.

I dubbi sul lockdown

Invece di imporre un rigido lockdown, la Svezia ha preferito lasciare esercizi commerciali, scuole e ristoranti aperti, esortando a seguire le regole igieniche e di distanziamento sociale; solo le case di cura sono state chiuse ai visitatori alla fine di marzo ma circa la metà dei decessi sono stati registrati in questi istituti. Tegnell ha comunque difeso in parte la posizione assunta, continuando a respingere l’idea del lockdown totale e sottolineando che era difficile capire quali misure prese da altri Paesi sarebbero state efficaci anche in Svezia: ora che il mondo sta lentamente riemergendo dal lockdown, “forse avremo qualche tipo di informazione su cosa, oltre a quello che abbiamo fatto, avremmo potuto fare senza adottare un blocco totale”.

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