Coronavirus, Giovannini: “L’emergenza virale costringe a ripartire dopo essere precipitati”

Logo Interris - Covid19: dall'emergenza nelle Rsa alla scuola, il punto della situazione

Logo INTERRIS in sostituzione per l'articolo: Covid19: dall'emergenza nelle Rsa alla scuola, il punto della situazione

Attraversato lo choc della pandemia, “imprese e cittadini invocheranno dei salti in avanti” e pretenderanno che sia la politica a dirigerli. L’emergenza virale costringe a ripartire dopo essere precipitati. É il pensiero di Enrico Giovannini, economista nella task force guidata da Vittorio Colao. “C’è una necessità – spiega Giovannini – ci sono fondi straordinari, serve una rivoluzione sostenibile”, perché “non possiamo riprendere a spendere con gli stessi criteri che hanno portato l’Italia nella debolezza in cui si trovava tre mesi fa; siamo onesti, non era il massimo”. Giovannini indica alcune proposte: “Ad esempio, attuare la proposta dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile e del Forum Disuguaglianze e Diversità, di introdurre un reddito di emergenza per chi non è coperto da altri ammortizzatori, irregolari compresi. Questi ultimi sono tre milioni, e un milione lavora nelle filiere che ci consentono di andare avanti. Le loro condizioni di lavoro e abitative sono inaccettabili, le baraccopoli sono potenziali focolai di infezione. In questo modo proteggiamo, preveniamo e trasformiamo”. Per quanto riguarda il lavoro, fa sapere: “C’è molto smart-working in questi giorni. Le imprese dovranno decidere che fare alla ripresa. Un’impresa ha chiesto ai lavoratori, i quali hanno detto di essere disposti a concedere 12 giorni di ferie l’anno in cambio di 8 giorni di impegno a casa ogni mese. Se il governo organizzasse l’attività “home”, si ridurrebbero traffico e inquinamento. E si proteggerebbero le persone, visto che c’è un legame fra l’aria che respiriamo e letalità del virus. Trasformiamo la nostra vita, le città e il lavoro in un solo colpo“.

I dati: almeno due valori positivi e da record in 24 ore

Dall’inizio dell’emergenza coronavirus calano i malati, in tutto 106.848, 851 in meno rispetto a ieri per il quarto giorno di fila, e schizzano a 3.033 i guariti. Positivo è pure il rapporto tra i tamponi eseguiti (66.658) e i pazienti positivi (2.646) pari al 3,9%, mai un dato così basso. Tanto che il capo del Dipartimento Angelo Borrelli apre il bollettino della Protezione civile, sottolineando che per la prima volta i “numeri sono particolarmente confortanti” perché “il numero di dimessi e guariti supera il numero di nuovi casi”. Spiragli che non cancellano però la cautela ancora assolutamente necessaria e ripetuta dagli esperti. Non a caso sul fronte delle vittime, i numeri non si scostano troppo dal giorno prima: sono stati 464 per un totale di 25.549 (mercoledì erano 437). “Dato rimarchevole perché feriscono sempre le nostre coscienze”, osserva il presidente del Consiglio superiore della sanità Franco Locatelli, aggiungendo però che 4 regioni sono a conto zero (Basilicata, Calabria, Valle d’Aosta e Umbria) e in Molise e nella provincia di Trento c’è solo una vittima. La situazione migliora un po’ in Lombardia che segna 200 vittime in più e 369 malati in meno. Preoccupa invece il Piemonte, ‘sorvegliato’ speciale da giorni perché i casi continuano a crescere se confrontati con le altre regioni ‘rosse’ come Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna: ha 30 malati in più contro le cifre in negativo delle altre tre regioni. Idem per i 71 nuovi decessi piemontesi, sei in più dell’Emilia-Romagna. Da qui il refrain di Locatelli che riprende le parole di ieri del premier Conte e scandisce: “La data del 4 maggio non è una data del ‘liberi tutti’. É chiaro che va considerata una gradualità”. Fondamentale soprattutto per gestire le prime riaperture in vista della fase 2. Su questo è decisivo il famigerato ‘R con zero’, cioè l’indice di contagiosità del coronavirus: è sceso tra lo 0,5 e lo 0,7, ricorda il numero uno del Css.

I dati in Lombardia

Sono 70.165 i positivi al Coronavirus in Lombardia, 1073 in più di ieri. I decessi sono arrivati a 12.940 (+200), mentre i ricoverati in terapia intensiva sono scesi sotto quota 800: sono infatti 790 (-27). I ricoverati Covid negli altri reparti sono invece 9.192. “In 20 giorni siamo riusciti a ottenere un risultato importante”: l’assessore alla Protezione civile della Lombardia Pietro Foroni così ha commentato i dati sul dimezzamento in 20 giorni dei ricoverati in terapia intensiva per Covid. “Il 3 aprile eravamo al picco con quasi 1.400 ricoverati in terapia intensiva, oggi siamo sotto gli 800, a 790”.

Al via a Roma la sperimentazione sul trasporto pubblico per l’avvio della fase 2

In alcune stazioni della metro saranno effettuate le prime prove per contingentare gli ingressi e monitorare i flussi dei passeggeri per fasce orarie. Su alcune linee bus partirà il primo monitoraggio per verificare l’affluenza, anche grazie all’ausilio dei conta passeggeri e di personale a bordo.

L’appello dei medici del lavoro

“Dateci la possibilità di fare tamponi e test sierologici sui lavoratori per far ripartire in sicurezza” le aziende. Lo chiedono i medici ‘competenti’, deputati alla sorveglianza dei lavoratori in azienda e che avranno un ruolo importante nella fase 2. Altrimenti, avvertono, “non possiamo verificare se un lavoratore è affetto da Covid-19”. Il network Consulcesi, che tutela legalmente i medici competenti, ha sottoposto a Ministero, Regioni, Protezione civile e Ordini tali istanze.

Troppi morti rispetto ai posti disponibili nei cimiteri

É la realtà di decine di comuni italiani tanto che il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli ha firmato un’ordinanza nella quale si prevede che, “per far fronte alle necessità di sepoltura”, i prefetti possano “disporre l’ammissione di defunti in ogni cimitero comunale dell’ambito territoriale di competenza, anche in deroga agli eventuali limiti stabiliti nei regolamenti comunali di polizia mortuaria”.

Morti due farmacisti, bilancio sale a 13

Salgono a tredici i farmacisti uccisi dal Covid-19. Sono infatti scomparsi, rende noto la Federazione degli ordini dei farmacisti italiani (Fofi), altri due farmacisti: Angela Casotti, che esercitava in una farmacia di Fidenza (PR), e Mauro Toccaceli, socio titolare di una farmacia di Limbiate (MI). “Due professionisti e due persone stimati e amati dalla collettività per la quale hanno rappresentato un riferimento anche sul piano umano – sottolinea Andrea Mandelli, presidente Fofi -. Non ci sono più parole ormai per descrivere il dolore per queste perdite, che sono anche il riflesso di una situazione critica. Ai farmacisti, malgrado le nostre richieste risalgano al 24 febbraio e gli impegni assunti dalle autorità, non sono ancora stati consegnati i necessari dispositivi di protezione”. A questa “grave difficoltà – rileva – si aggiunge il fatto che la reperibilità e il prezzo delle mascherine sono un costante motivo di incomprensione con il pubblico e sono all’origine di frequenti controlli delle autorità”.

Intanto un nuovo appello alle autorità competenti a intervenire sulla speculazione e le difficoltà di distribuzione di mascherine arriva da Federfarma, che chiede di poter vendere i dispositivi di protezione “a prezzi imposti e senza inutili adempimenti burocratici” che annuncia di esser costretta, in assenza di provvedimenti, “a suggerire alle farmacie di astenersi dalla vendita di mascherine”. Sono introvabili e dai prezzi altissimi, spiegano, con la conseguenza di multe e sequestri per problemi di cui i farmacisti non sono responsabili ma “le prime vittime”.

In estate il test del vaccino sull’uomo in Italia

Si lavora per cominciare in Italia durante l’estate la sperimentazione clinica sull’uomo di un vaccino anti Covid-19: lo rende noto il consorzio europeo costituito fra le aziende ReiThera di Pomezia (Roma), Leukocare di Monaco e Univercells di Bruxelles. “Attualmente ReiThera sta svolgendo le attività preparatorie per iniziare la sperimentazione clinica di fase1/2 in Italia durante l’estate 2020”, si legge in una nota del consorzio. “La produzione su larga scala verrà avviata subito dopo”.

Lombardia,100 mln donazioni per emergenza

“La generosità dei lombardi ha superato i 100 milioni di euro di donazioni”. Lo scrive sulla sua pagina Facebook il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ringraziando chi ha fatto donazioni “contro l’emergenza che ha colpito con tanta durezza la nostra regione”. “Una cifra molto concreta, raggiunta – spiega Fontana – grazie a donazioni che vanno dai 5 euro ai 10 milioni”. “L’intero ricavato – conclude Fontana – è destinato ai beni e servizi necessari per fronteggiare l’emergenza: le cose fatte e da fare sono tante, tutto sara’ rendicontato al centesimo”.

Coldiretti: 1 milione nuovi poveri da inizio lockdown

Presso i centri di distribuzione dei pacchi alimentari e alle mense della solidarietà si presentano persone e famiglie che mai prima d’ora avevano sperimentato condizioni di vita così problematiche e ai centralini arrivano decine di telefonate al giorno con richieste di aiuto perché padri e madri non sanno come sfamare i figli e si vergognano di trovarsi per la prima volta in questo tipo di difficoltà. Una fascia di nuovi indigenti che fa salire a 3,7 milioni il numero di persone che in Italia in questo momento ha bisogno di auto per mangiare. Le situazioni di difficoltà sono diffuse lungo tutta la Penisola ma le maggiori criticità – precisa la Coldiretti – si registrano nel Mezzogiorno con il 20% degli indigenti che si trova in Campania, il 14% in Calabria e l’11% in Sicilia ma situazione diffuse di bisogno alimentare si rilevano anche nel Lazio (10%) e nella Lombardia (9%) dove più duramente ha colpito l’emergenza sanitaria, secondo gli ultimi dati Fead. Una emergenza sociale senza precedenti dal dopoguerra contro la quale – continua la Coldiretti – si è attivata la solidarietà per rafforzare gli interventi sul piano alimentare a chi si trova in difficoltà. In campo – continua la Coldiretti – sono scese molte organizzazioni attive nella distribuzione degli alimenti, e si contano in Italia circa diecimila strutture periferiche (mense e centri di distribuzione) promosse da quasi 200 istituzioni caritatevoli impegnate nel coordinamento degli enti territoriali ufficialmente riconosciute che si occupa della distribuzione degli aiuti Fead erogati dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura.
Rossella Avella: