Sono 300 le persone che sono decedute al Pio Albergo Trivulzio di Milano tra gennaio e aprile, rispetto ai “186 decessi medi dello stesso periodo tra il 2015 e il 2019“. Lo ha spiegato il supervisore del Pat, il prof. Fabrizio Pregliasco in una videoconferenza stampa. In particolare ci sono stati oltre 200 morti tra marzo e aprile, “133 ad aprile e 70 a marzo”. Pregliasco ha spiegato che tra febbraio e marzo c’è stato un “incremento del 29%” delle morti rispetto agli stessi periodi, si è passati da “89 decessi medi a 115”. Tuttavia, se si considera tutto il periodo gennaio-aprile, rispetto al quadriennio precedente, l’incremento è stato molto maggiore, “da 186 a 300 decessi”. In particolare al Trivulzio (ora ci sono circa 700 ospiti in totale) solo ad aprile sono deceduti 133 anziani, a marzo 70.
La situazione nella storica “Baggina” milanese
Nelle tre strutture dell’azienda servizi alla persona “IMMeS Pio Albergo Trivulzio”, che ricomprende la storica “Baggina” milanese, ossia il Trivulzio, l’Istituto Principessa Jolanda e il Frisia di Merate (Lecco), tra gennaio e aprile ci sono stati complessivamente 405 morti, di cui 300 solo al Trivulzio. E’ stato spiegato che al Trivulzio – come riporta l’Ansa – sono state seguite “le indicazioni istituzionali sulle modalità di uso contingentato delle mascherine fino al 23 marzo, quando si è potuto metterle a disposizione di tutti gli operatori”.
I dati
In alcune tabelle fornite dall’istituto si legge che al Pat sono morti 52 anziani a gennaio, 45 a febbraio, 71 a marzo e 133 ad aprile, con un età media di 85 anni e un tasso di mortalità (nel primo quadrimestre ci sono state nella struttura, tra ospiti e pazienti, 1614 persone) del 18,5%. Al Principessa Jolanda 30 i decessi in 4 mesi con un tasso di mortalità di oltre il 28% e un’età media di 89 anni. 75 i morti tra gennaio e aprile al Frisia con un tasso di mortalità del 20 per cento. Nella conferenza stampa è stata ricordata “l‘atipicità e la complessità dei servizi e delle prestazioni prestate dal Pat, che vanno dagli ambulatori specialistici, alle strutture di riabilitazione, alle Rsa, alle Rsa Alzheimer, fino all’Hospice, non confrontabili dunque con quelle di una normale Residenza Sanitaria Assistenziale”. E, ricorda l’istituto, “Covid19 a Milano e in Lombardia circolava già tra alcune migliaia di persone” tra gennaio e febbraio. Il 10 marzo, si legge ancora, “il giorno prima che l’OMS dichiarasse Covid19 una pandemia, venne decisa la chiusura totale degli accessi di parenti e visitatori e la chiusura totale di tutte le attività ambulatoriali del Day Hospital, del Centro diurno e dell’Assistenza Domiciliare Integrata”. Nel comunicato si ricorda ancora che sui 20 pazienti che il Trivulzio accolse a metà marzo nessuno risultava positivo al Covid (4 con tamponi negativi) e “un ventunesimo paziente è stato rinviato presso l’ospedale di provenienza per evidenza di esami virologici in corso da lettera dimissione”.
La conferenza stampa
Nel corso della conferenza stampa, il virologo Pregliasco, che ha definito “doverosa” l’indagine penale sulle Rsa, ha affermato che sulla gestione e lo spostamento dei pazienti “c’è sempre stata attenzione”, venivano seguite “le indicazioni operative che si sono succedute via via” e ” dal momento che non si potuto eseguire i tamponi è ovviamente stata garantita maggiormente la sicurezza, ma l’assistenza è sempre stata data con professionalità“. Inoltre, ha aggiunto, tra febbraio e aprile il Pio Albergo Trivulzio di Milano ha inviato “pazienti nei pronto soccorso, 30 ad aprile, 11 a marzo, e coloro che erano positivi non sono rientrati”.