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Coronavirus: 34 membri della nave da crociera italiana Costa Atlantica positivi al virus, 2 sono italiani

Il punto della situazione sulle misure della fase 2

34 membri dell’equipaggio a bordo della nave da crociera italiana Costa Atlantica, ormeggiata nella baia di Nagasaki per lavori di manutenzione, sono risultati positivi al coronavirus e almeno due sono italiani. La nave è approdata lì il 29 gennaio scorso. Lo ha reso noto la prefettura della città a sud ovest dell’arcipelago. Ieri a un dipendente della nave era stata diagnosticata l’infezione e le autorità successivamente hanno deciso di controllare 53 individui che erano stati in contatto con questa persona, inclusi 4 cuochi che lavorano sulla nave. I numeri sono stati confermati dal personale dell’ambasciata italiana a Tokyo che – in cooperazione con il Consolato di Osaka sta seguendo da vicino la vicenda. Sulla nave dell’operatore italiano, dove non sono presenti passeggeri, ci sono attualmente 623 membri dell’equipaggio e di questi 40 sono italiani. Dei 56 test condotti, ha detto l’agenzia Kyodo, 23 sono risultati negativi. La nave da crociera inizialmente doveva dirigersi in Cina per lavori di manutenzione, ma la diffusione del coronavirus nella città di Wuhan a fine 2019, aveva costretto l’operatore a dirigersi in Giappone verso i cantieri navali della Mitsubishi Shipbuilding.

Verso la riapertura

In vista del Consiglio europeo, Conte illustra la strada da percorrere per aprire la fase 2 dal 4 maggio. Un programma di riaperture omogeneo su base nazionale ma tenendo conto delle specificità delle regioni, un sostegno più forte alle fasce deboli. E poi una revisione del modello organizzativo del lavoro e delle modalità del trasporto pubblico e privato. E sul fronte politico, massima apertura ad opposizioni responsabili, che però tornano ad attaccare: da lui nessuna parola chiara, dice la Lega. In serata il capo politico M5S Vito Crimi ha detto che “ci attendono altri giorni e settimane difficili, nel corso dei quali dobbiamo lavorare soltanto con l’obiettivo di dare risposte e soluzioni al Paese. Questo si aspettano e ci chiedono i cittadini. E questo è il tempo dell’unità, il momento di sostenere il governo e il suo Presidente del Consiglio Giuseppe Conte nelle numerose decisioni importanti e difficili che, ora dopo ora, sta assumendo e nelle sfide internazionali che lo attendono”.

Le dichiarazioni di Speranza

Sempre in serata le parole del ministro Speranza: a febbraio scorso il ministero della Salute ha elaborato uno studio, discusso dal Comitato tecnico scientifico, “su ciò che sarebbe potuto avvenire a seguito di un’epidemia massiccia” da SarsCov2, con “una serie di variabili, per prepararsi ad una eventuale emergenza e capire come intervenire”, ha spiegato il ministro della Salute, Roberto Speranza. É “un merito del governo aver elaborato questo studio, per capire come intervenire”, ha sottolineato. La risposta sanitaria. Il governo ha elaborato “una strategia in cinque punti. Il primo – ha aggiunto Conte – è mantenere e far rispettare distanziamento sociale, promuovere un utilizzo diffuso di dispositivi di protezione individuale fino a quando non disponibili terapia e vaccino“.

L’app Immuni

Per quanto riguarda l’App per il tracciamento, “sarà offerta su base volontaria, non obbligatoria”. “Anche per le misure di distanziamento sociale ci saranno alcune modifiche, non ci sfugge”, prosegue il premier, la difficoltà dei cittadini “nel continuare a rispettare” le regole anti contagio e “l’aspirazione al ritorno alla normalità”. “In queste ore continua senza sosta – si legge – il lavoro del Governo, coadiuvato dall’équipe di esperti, al fine di coordinare la gestione della ‘fase due’, quella della convivenza con il virus. Come già sapete, le attuali misure restrittive sono state prorogate sino al 3 maggio. Molti cittadini sono stanchi degli sforzi sin qui compiuti e vorrebbero un significativo allentamento di queste misure o, addirittura, la loro totale abolizione. Vi sono poi le esigenze delle imprese e delle attività commerciali di ripartire al più presto. Mi piacerebbe poter dire: riapriamo tutto. Subito. Ripartiamo domattina. Questo Governo ha messo al primo posto la tutela della salute dei cittadini, ma certo non è affatto insensibile all’obiettivo di preservare l’efficienza del sistema produttivo. Ma una decisione del genere sarebbe irresponsabile. Farebbe risalire la curva del contagio in modo incontrollato e vanificherebbe tutti gli sforzi che abbiamo fatto sin qui. Tutti insieme. In questa fase non possiamo permetterci di agire affidandoci all’improvvisazione. Non possiamo abbandonare la linea della massima cautela, anche nella prospettiva della ripartenza. Non possiamo affidarci a decisioni estemporanee pur di assecondare una parte dell’opinione pubblica o di soddisfare le richieste di alcune categorie produttive, di singole aziende o di specifiche Regioni”.

Come si allenteranno le misure

“L’allentamento delle misure deve avvenire sulla base di un piano ben strutturato e articolato. Dobbiamo riaprire sulla base di un programma che prenda in considerazione tutti i dettagli e incroci tutti i dati. Un programma serio, scientifico. Non possiamo permetterci di tralasciare nessun particolare, perché l’allentamento porta con sé il rischio concreto di un deciso innalzamento della curva dei contagi e dobbiamo essere preparati a contenere questa risalita ai minimi livelli, in modo che il rischio del contagio risulti “tollerabile” soprattutto in considerazione della recettività delle nostre strutture ospedaliere. Vi faccio un esempio. Non possiamo limitarci a pretendere, da parte della singola impresa, il rispetto del protocollo di sicurezza nei luoghi di lavoro che pure abbiamo predisposto per questa epidemia. Dobbiamo valutare anche i flussi dei lavoratori che la riapertura di questa impresa genera. Le percentuali di chi usa i mezzi pubblici, i mezzi privati, in quali orari, con quale densità. Come possiamo garantire all’interno dei mezzi di trasporto la distanza sociale? Come possiamo evitare che si creino sovraffollamenti, le famose “ore di punta”? Come favorire il ricorso a modalità di trasporto alternative e decongestionanti? Questo programma deve avere un’impronta nazionale, perché deve offrire una riorganizzazione delle modalità di espletamento delle prestazioni lavorative, un ripensamento delle modalità di trasporto, nuove regole per le attività commerciali”.

L’importanza di un piano nazionale

“Dobbiamo agire sulla base di un programma nazionale, che tenga però conto delle peculiarità territoriali. Perché le caratteristiche e le modalità del trasporto in Basilicata non solo le stesse che in Lombardia. Come pure la recettività delle strutture ospedaliere cambia da Regione a Regione e deve essere costantemente commisurata al numero dei contagiati e dei pazienti di Covid-19. È per questo che abbiamo gruppi di esperti che stanno lavorando al nostro fianco giorno e notte. C’è il dott. Angelo Borrelli che sin dalla prima ora ci aiuta, per tutta la parte operativa, con le donne e gli uomini della Protezione civile. C’è il dott. Domenico Arcuri che sta mettendo le sue competenze manageriali al servizio dell’approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale e delle apparecchiature medicali di cui le Regioni erano fortemente carenti (pensate: ad oggi abbiamo fornito alle Regioni 110 milioni di mascherine e circa 3 mila ventilatori per le terapie). C’è il prof. Silvio Brusaferro che insieme agli altri scienziati ed esperti sanitari del Comitato tecnico-scientifico ci forniscono un’analisi scientifica della curva epidemiologica e ci suggeriscono le misure di contenimento del contagio e di mitigazione del rischio. Più di recente si è aggiunto il dott. Vittorio Colao che insieme a tanti altri esperti sta offrendo un contributo determinante per la stesura di un piano per una graduale e sostenibile riapertura, che tenga conto di tutti i molteplici aspetti, operativi e scientifici”. ” È fin troppo facile dire ‘apriamo tutto’. Ma i buoni propositi vanno tradotti nella realtà, nella realtà del nostro Paese, tenendo conto di tutte le nostre potenzialità, ma anche dei limiti attuali che ben conosciamo. Nei prossimi giorni analizzeremo a fondo questo piano di riapertura e ne approfondiremo tutti i dettagli. Alla fine, ci assumeremo la responsabilità delle decisioni, che spettano al Governo e che non possono essere certo demandate agli esperti, che pure ci offrono una preziosa base di valutazione. Assumeremo le decisioni che spettano alla Politica come abbiamo sempre fatto: con coraggio, lucidità, determinazione. Nell’esclusivo interesse di tutto il Paese. Nell’interesse dei cittadini del Nord, del Centro, del Sud e delle Isole. Non permetterò mai che si creino divisioni. Dobbiamo marciare uniti e mantenere alto lo spirito di comunità. È questa la nostra forza. E smettiamola di essere severi con il nostro Paese. Tutto il mondo è in difficoltà. Possiamo essere fieri di come stiamo affrontando questa durissima prova. Prima della fine di questa settimana confido di comunicarvi questo piano e di illustrarvi i dettagli di questo articolato programma. Una previsione ragionevole è che lo applicheremo a partire dal prossimo 4 maggio“.

I dati del contagio in italia

Sono 534 i morti in Italia per Coronavirus nelle ultime 24 ore, per un totale di 24.648 decessi dall’inizio dell’emergenza. I dati forniti dalla Protezione Civile confermano però che la situazione dei contagi e negli ospedali italiani continua a migliorare.

Coronavirus, 203 morti in un giorno in Lombardia

In Lombardia i morti dall’inizio dell’emergenza coronavirus salgono a 12.579, +203 nelle ultime 24 ore. E’ quanto emerge dai dati diffusi dalla Regione Lombardia. Sale ancora il numero dei contagi: sono complessivamente 67.931, +960 rispetto a ieri. In regione aumentano inoltre i guariti e diminuiscono le persone ricoverate in terapia intensiva, dove i letti occupati sono 851, 50 in meno rispetto a ieri. Anche i ricoverati non in terapia intensiva flettono: 9.805, -333 nelle ultime 24 ore. Complessivamente i tamponi effettuati risultano sono 277.197, +6.711 rispetto a ieri.

Non si arresta la crescita dei contagi da coronavirus a Milano e provincia, così come nell’area di Cremona mentre continuano a rallentare nel resto della Lombardia secondo gli ultimi dati diffusi da Regione Lombardia. In particolare in provincia di Milano il numero dei casi tocca i 16.520 (+408), a Milano città sono 6.955 (+246), mentre in provincia di Cremona sono pari a 5.641 (150). Rialzi a due cifre per le altre province lombarde. Sembra rallentare la corsa del virus nelle province più colpite della Lombardia: la provincia di Brescia conta 12.078 casi (+74), mentre in provincia di Bergamo si registrano +50 casi (10.788 totali). Le altre province: Como 2.592 (+42), Varese 2.251 (+55), Monza 4.211 (+54), Lodi 2.751 (+11), Pavia 3.705 (+64), Sondrio 966 (+6), Lecco 2.093 (+13), Mantova 2.933 (+20), Cremona 5.641 e 1.402 in corso di verifica.

Calcio, verso la proroga dei divieti

La Fase 2 del calcio resta un’incognita. Oggi vertice tra il ministro Spadafora, il presidente federale Gravina e il capo della commissione medico-scientifica Zeppilli. Una proroga dei divieti fino a metà maggio sembra più probabile di un via libera dal 4. La Lega di Serie A intanto si compatta e vota alla unanimità per terminare la stagione. Anche l’Uefa “raccomanda fortemente di concludere campionati e coppe nazionali”.

 

 

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