Cei: “La crisi può diventare un moltiplicatore delle diseguaglianze”

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In un clima di fraterna condivisione, si è conclusa la sessione autunnale del Consiglio episcopale permanente della Cei, che si è riunito a Roma, a Villa Aurelia, dal 21 al 23 settembre. La riunione si è svolta sotto la guida del Card. Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

Il principale obiettivo dell’incontro era confrontarsi in vista dell’Assemblea Generale Cei, che si terrà a Roma dal 16 al 19 novembre prossimo. Un’Assemblea che si concentrerà sulla domanda evangelica: “Sapete leggere questo tempo?” e che costituisce per la Chiesa italiana un’opportunità da cui avviare un processo di essenzializzazione: partendo dall’ascolto di questo tempo segnato dalla prova, si intende riscoprire il primato dell’evangelizzazione e le forme della testimonianza cristiana.

Caritas

In questa luce, scrivono i Vescovi, la sessione autunnale è stata l’occasione per fare il punto dell’azione della Caritas nell’emergenza sanitaria e sociale innescata dal Covid-19 e mettere a punto prospettive e proposte di intervento per il prossimo futuro.

I Membri del Consiglio Permanente hanno ripreso e rilanciato i contenuti dell’Incontro di riflessione e spiritualità “Mediterraneo frontiera di pace”, nella volontà di proseguire un cammino di dialogo, comunione e condivisione tra le Chiese.

Nel corso dei lavori i Vescovi si sono soffermati sulla pubblicazione della terza edizione italiana del Messale Romano per condividere spunti e suggerimenti di una sua valorizzazione nelle comunità cristiane.

Con l’approvazione delle relazioni finali hanno concluso l’attività le Commissioni Episcopali del quinquennio 2015-2020. Oggi, è stato pubblicato il comunicato finale.

Comunicato finale

Il comunicato finale si incentra sull’opera della Cei, specie attraverso le Caritas, in risposta alla pandemia.

Responsabilità e prossimità”, inizia il comunicato. “Su questo binario la Chiesa ha affrontato, specie attraverso la rete delle 218 Caritas diocesane, con la regia di Caritas Italiana, le conseguenze sanitarie e sociali generate dalla pandemia”.

“In una stagione di disorientamento e anche di distanza – osservano i Vescovi –, questa caratteristica di prossimità della Chiesa italiana diventa ancora più significativa”. Infatti, “il volto di una Chiesa che nella pandemia – proseguono – è stata riferimento per molti, con la sua capacità di farsi vicina ai bisogni materiali e spirituali della gente”.

Santità della porta accanto

“Una santità della porta accanto, nella cura delle relazioni, nel ritrovare amore amicale per le persone, nello stile di umiltà di chi non presume di essere superiore agli altri, nell’eloquenza dei gesti che portano a curvarsi sui più deboli, nella disponibilità ad ascoltare le sofferenze e le domande profonde sul dolore, la morte, la figura stessa di Dio”.

“Vissuto in questo modo – scrivono i Vescovi ripresi dal Sir – il tempo presente diventa ricco di opportunità per un annuncio spirituale. E se, da una parte, va custodito e sostenuto il patrimonio della religiosità popolare, dall’altra, la situazione di scollamento di tanti battezzati spinge a impegnarsi con tutte le forze per coltivare una fede di qualità, attorno ai contenuti essenziali. Si tratta di formare discepoli del Vangelo, che sappiano essere testimoni della comunione con il Signore e della speranza cristiana nella vita eterna”.

I vescovi si sono ritrovati nella consapevolezza di vivere “un tempo di prova”. E “dalla prova la Chiesa italiana s’impegna a non prendere le distanze, a non barattarla con un improbabile rilancio, ma ad attraversarla con cuore credente“.

Motivi di preoccupazione

Lo sguardo dei vescovi cade anche sui “motivi di preoccupazione”. A partire – scrivono – dal “profilarsi del rischio di una crisi che può diventare un moltiplicatore delle diseguaglianze, esacerbando fratture e differenze sociali preesistenti, anche in termini di divario tra Settentrione e Meridione”.

“Parole forti” sono state pronunciate dai presuli “sia contro il cancro della burocrazia, che troppe volte frena pesantemente progetti e attività imprenditoriali, sia nei confronti della malavita mafiosa, che prospera anche nel Nord del Paese”.

“Da una parte, la Chiesa italiana chiede che si rafforzino, anche attraverso un utilizzo intelligente dei fondi europei, le politiche di attivazione e gli strumenti di inclusione socio-lavorativa, anche con interventi puntuali di riqualificazione professionale e di formazione continua; dall’altra, – segnalano i vescovi citando Benedetto XVI – intende operare per una Caritas ‘concreta, a-politica e della gratuità’, che sappia esprimere la vicinanza e la solidarietà che nascono dal Vangelo e al Vangelo conducono”.

Milena Castigli: