Fa tappa a Kenosha Joe Biden, come aveva annunciato e come aveva fatto, per altre vie, anche Donald Trump. Nella città del Wisconsin, teatro del ferimento del 29enne afroamericano Jacob Blake, il candidato democratico è stato accolto dalla famiglia del ferito, con la quale si è intrattenuto assieme alla moglie Jill. Durante la conversazione, Biden ha ricevuto una telefonata dallo stesso Blake, con cui ha parlato per qualche minuto. Al termine dell’incontro, l’ex vice-Obama si è presentato alla Grace Lutheran Church di Kenosha, dove ad attenderlo c’erano alcuni esponenti del Black Lives Matter. “Non conta quanto sei arrabbiato – ha detto – se fai razzie o appicchi il fuoco, devi poi risponderne. Punto. Non può essere tollerato, su tutta la linea”.
L’appello di Biden
Arriva in una Kenosha fantasma Biden, dove dall’inizio delle proteste per il ferimento di Blake (rimasto paralizzato a seguito di alcuni colpi alla schiena esplosi da un poliziotto), sono state arrestate complessivamente 252 persone, 132 delle quali non residenti nella contea locale. Questi i numeri riferiti dall’ufficio dello sceriffo, secondo il quale l’ammontare dei danni arriva a 2 milioni di dollari. Qui, il candidato democratico torna a lanciare un’offensiva contro il suo avversario, sostenendo che “il presidente Usa, Donald Trump, legittima il lato oscuro dell’animo umano”. E ancora: “Non ditemi però che cose che non possono cambiare”. L’appello è accompagnato dal ricordo delle devastazioni di Wilmington, la sua città, seguite alla morte di Martin Luther King.
Da Kenosha a Minneapolis
La tappa a Kenosha rende chiaro quello che ormai era già tangibile da un pezzo: la sfida per la Casa Bianca passerà dal Wisconsin, da Minneapolis, da Portland e da tutte le altre realtà travolte dall’ondata della protesta anti-razzista. Ora, dopo i fatti di Los Angeles, con un fronte che comprende praticamente tutto il territorio degli Stati Uniti d’America.