La paradontite si combatte con un'App. Bastano infatti cinque domande sviluppate da una specifica applicazione per conoscere lo stato di salute della propria bocca e il rischio di sviluppare un'infiammazione dei tessuti parodontali che determina una perdita d'attacco dei denti con conseguente formazione di mobilità dentale, sanguinamento gengivale, ascessi e suppurazioni, fino alla perdita di uno o più denti. Ben 20 milioni di italiani infatti, soffrono di gengive arrossate, che sanguinano o si ritraggono: segni da non trascurare. A tal fine, arriva in aiuto la tecnologia. Per la precisione, un'applicazione denominata GengiveINForma, presentata a Rimini lo scorso 22 marzo durante il 19mo congresso della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SidP) e certificata con il bollino di qualità dei dentisti.
Paradontite
La app GengiveINForma – scaricabile gratuitamente su Apple Store e Android – è stata creata per facilitare la diagnosi: in pochi passaggi aiuta a capire se sia il caso di rivolgersi all'odontoiatra. “La parodontite è una malattia che può diventare grave e invalidante e ben tre italiani su quattro hanno sintomi che richiederebbero un approfondimento diagnostico – spiega Mario Aimetti, presidente SIdP, su Ansa – La nuova app permette di individuare in maniera rapida alcuni fattori predisponenti o i primi segnali di malattia“. Le 5 domande riguardano età (il rischio di parodontite cresce con l'aumentare degli anni), sesso (il rischio è maggiore per gli uomini rispetto alle donne), abitudine al fumo (poiché aumenta i livelli di infiammazione), l'eventuale presenza di sanguinamento delle gengive e di denti che si muovono. Obiettivo è sensibilizzare alla diagnosi precoce, che andrà comunque fatta da uno specialista, con un esame di screening semplice ma essenziale come il sondaggio parodontale, che permette di individuare se c'è uno 'scollamento' delle gengive dai denti. Accanto a questo, l'odontoiatra dovrà effettuare, precisa Luca Landi, presidente eletto della SIdP, “una ampia valutazione dei fattori di rischio del paziente, dalle abitudini di vita allo stato di salute generale, fino alla storia medica sua e della sua famiglia”.