I medici non fanno che ripeterlo: lo stress fa male e può causare numerose malattie, più o meno gravi, facilmente evitabili con uno stile di vita più corretto e consapevole. Ecco, quindi, il grande successo di tecniche di meditazione, hobby rilassanti o, più semplicemente, lunghe passeggiate nel verde. Tutti rimedi più o meno efficaci per combattere il famigerato cortisolo, responsabile di nervosismo e malessere psicofisico.
Quello che ancora non si sapeva, però, è che lo stess dei genitori – e in particolare dei papà – potrebbe determinare un importante ritardo nello sviluppo dei bambini, in particolare dei più piccoli.
A lanciare l’allarme è un nuovo studio della Michigan State University pubblicato sul prestigioso “Infant and Child Development”. I ricercatori americani hanno analizzato il ruolo del padre in ben 730 famiglie misurando il livello di stress e di problemi mentali, come ad esempio la depressione, con appositi questionari sottoposti a entrambi i genitori.
I risultati non lasciano dubbi: se il papà è stressato, a risentirne sono soprattutto i piccoli di casa, che potrebbero addirittura sviluppare ritardi cognitivi e nel linguaggio, in particolare nella fascia che va dai due ai tre anni di età.
I dati otennuti, inoltre, hanno dimostrato che ci sarebbe una differenza tra i bimbi e le bimbe: i maschietti, infatti, sono risultati più “sensibili” rispetto alle femmine, in particolare per quanto riguarda i problemi relativi alla sfera del linguaggio.
La soluzione è semplice e alla portata di tutti: i bambini hanno bisogno di serenità e comprensione, due elementi che spesso si danno per scontati, ma che possono fare la differenza. Meglio lavorare un’ora in meno, quindi, e portare i propri figli a prendere un gelato o a fare un giro in bicicletta. Parola di esperti.