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Afghanistan: giornata di sangue per Kabul, 35 i morti

Torna il terrore a kabul. Il vice ministro della Salute, Waheed Majroh, ha lanciato un appello “a tutte le parti a fermare gli attacchi contro ospedali e personale sanitario”. Solo ieri ancora quattro ordigni sono esplosi sul ciglio della strada nel distretto settentrionale di Kabul, il bilancio è di 14 morti, tutti civili, tra cui due neonati e 11 donne; le bombe potrebbero essere state rivendicate dall’Isis. Finora, invece, nessuno si è preso la responsabilità per l’assalto all’ospedale, né l’autoproclamato Stato islamico né i talebani.

I fatti antecedenti

Nel marzo 2017, i miliziani Isis si erano travestiti da operatori sanitari e avevano assaltato uno dei principali ospedali militari della capitale, uccidendo una cinquantina di persone, mentre a marzo di quest’anno il gruppo ha rivendicato l’assalto a un tempio sikh nella capitale afghana costato la vita ad almeno 25 fedeli. A fine febbraio, i talebani hanno firmato un accordo con gli Stati Uniti aprendo la strada al ritiro delle truppe internazionali e a negoziati inter afghani con il governo di Kabul. Nell’intesa i miliziani si sono impegnati a non attaccare truppe straniere della coalizione a guida Usa e da allora non si sono registrati attacchi nelle città afghane; le violenze però si sono spostate nelle province con un aumento delle violenze contro le forze afghane. I colloqui hanno preso il via ma in ritardo, a fatica e tra accuse reciproche.

La pace è ancora lontana

Alla luce dell’attacco contro l’ospedale, Hamdullah Mohib, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Ashraf Ghani, ha sostenuto che questi due mesi hanno dimostrato che i talebani non sono interessati a fare la pace. “L’obiettivo è porre fine a questa violenza insensata. Questa non è né pace né l’inizio di questo processo”, ha aggiunto.

Rossella Avella

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