Secondogenito di tre fratelli Giorgio De Chirico nasce a Volos, capitale della Tessaglia (Grecia) il 10 luglio 1888. Figlio di un ingegnere ferroviario e di una nobildonna genovese.
La Musa della pittura
Artista di fama mondiale, è stato colto dalla Musa della pittura. Ma l’arte non rimane il suo esclusivo campo di interesse. Si apre così, anche alla letteratura e alla filosofia di cui comincia a leggerne alcuni esponenti fondamentali. In particolare rimane affascinato dal pensiero di Schopenhauer e di Nietzsche, così come da quello di Weininger (la cui opera è una vera e propria “metafisica del sesso”, il cui scopo è quello di gettare le basi per l’avvento di una nuova spiritualità); tutti questi elementi assumono un’importanza radicale nella poetica dell’artista (l’influenza di Boecklin e di Nietzsche è ravvisabile nel dipinto “La battaglia dei Centauri e dei Lapiti”).
Nel 1910, torna in Italia
A Firenze subisce l’influenza di Giotto e della pittura primitiva toscana, orientandosi verso un disegno ricco di impianti prospettici e di costruzioni a forma di arcate. Nel suo pellegrinaggio artistico giunge anche a Torino, che lo colpisce non solo per essere stata la città degli ultimi anni di Nietzsche, ma anche per la severità della sua linea architettonica.
Le coordinate stilistiche del De Chirico più conosciuto
Dopo lungo rovello interiore, l’artista perviene alla conclusione che l’arte debba “creare sensazioni sconosciute in passato; spogliare l’arte dal comune e dall’accettato… sopprimere completamente l’uomo quale guida o come mezzo per esprimere dei simboli, delle sensazioni, dei pensieri, liberare la pittura una volta per tutte dall’antropomorfismo… vedere ogni cosa, anche l’uomo, nella sua qualità di cosa“. In pratica, il manifesto condensato della pittura Metafisica, che in questa fase, sul piano delle produzioni, appare solo abbozzato.
De Chirico scenografo
L’attività espositiva è intensa e vi affianca anche quella come scenografo: nel 1929 esegue, ad esempio, scene e costumi per i balletti di Diaghilev a Parigi, illustra i “Calligrammes” di Apollinaire e “Mythologies” di Cocteau. Nel 1935 è chiamato negli Stati Uniti dove rimane fino al 1936 con la compagna Isabella Far, cui resterà legato fino alla morte.
Ha dipinto fino alla fine dei suoi giorni
Giunto ormai al termine della sua vita, continua incessantemente a dipingere con maggiore passione: “Per le emulsioni e il mio olio emplastico, che possano dare alla materia della mia pittura sempre maggiore trasparenza e densità, sempre maggior splendore e fluidità, io mi perdo in sogni bizzarri davanti allo spettacolo della mia pittura e mi sprofondo in riflessioni sulla scienza della pittura e sul grande mistero dell’arte“. Giorgio De Chirico si spegne a Roma il 20 novembre 1978, onorato dai critici di tutto il mondo. La sua arte, questo è certo, rimarrà consacrata nell’Olimpo dei maestri dell’arte del ‘900.