Era il 14 giugno 1985 quando Berlino, Parigi e i Paesi del Benelux firmarono l’accordo di Schengen che di lì a poco avrebbe portato avrebbe portato la stessa Unione Europea verso un maggior livello di integrazione attraverso la libera circolazione di persone, servizi, merci e capitali. Il nome del trattato prese il nome dalla città dove i trattati vennero decisi, una scelta che ricadde su Schengen non soltanto per il buon vino che si può gustare al suo interno, ma perché il piccolo comune rappresentava un punto d’incontro tra la Germania e la Francia.
Cos’è e come funziona il trattato di Schengen ©askanews
L’Accordo e la Convenzione
L’incontro del 14 giugno 1985 è stato presieduto da Robert Goebbels, il quale, ricordando l’occasione ha ammesso: “(…)non si pensava che i primi accordi di Schengen nel 1985 avrebbero cambiato il corso della storia. Se i ministri degli esteri avessero immaginato l’importanza li avrebbero firmati di persona”. Seppur graduale, l’abolizione delle frontiere interne rappresentava una sfida in termini di sicurezza nazionale. All’accordo è poi seguita la Convenzione di Schengen, firmata il 19 giugno 1990 dagli stessi cinque paesi ed entrata in vigore nel 1995, che ha definito le condizioni e le garanzie inerenti all’istituzione di uno spazio di libera circolazione.
Le norme
Libera circolazione e sicurezza
Ma non poteva esserci la libera circolazione senza pensare alla sicurezza, per tale motivo furono create delle misure compensatorie che diedero vita alla cooperazione tra organi di giustizia e di polizia. Allo stesso modo, sono stati creati strumenti come l’Europol, l’Eurojust, Frontex dando vita a un sistema di sorveglianza sovranazionale. Inoltre nel 2006 è stato emanato il c.d. Codice frontiere Schengen, un Regolamento (n. 562/2006) che negli anni successivi è stato ulteriormente aggiornato e modificato.
Il significato di Schengen
Con la firma di Schengen, è la prima volta in cui gli europei hanno fatto il tentativo di deporre gli egoismi nazionalistici e di spingere in maniera coordinata verso una più efficace forma di unificazione. A dire il vero, forse gli egoismi non sono mai svaniti, ma attraverso una lettura più approfondita e lungimirante di quella che si ha in questi momenti, gli Stati hanno capito quanto fosse urgente, necessario e conveniente intraprendere sul serio il percorso dell’integrazione. Schengen, infatti, non rappresenta solo il punto d’incontro tra la Germania e la Francia, ma è diventato il ponte di 26 Stati tra i quali sono presenti quattro Paesi non membri dell’Unione, come lo sono l’Islanda, il Liechtenstein, la Norvegia e la Svizzera. Ogni anno, i cittadini europei fanno almeno 1,25 miliardi di viaggi all’interno di questo spazio che rappresenta tuttora la più ampia sfera delle realtà per quanto riguarda l’esercizio e la tutela delle libertà fondamentali.