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Accadde oggi: 150 dalla morte di Charles Dickens

Appassionato di letteratura, non ha mai abbandonato il suo sogno. La storia di un grande poeta riuscito ad emergere dalla povertà

Il 9 giugno il mondo celebra i 150 anni dalla morte del grande Charles John Huffam Dickens, un secolo e mezzo da quella tragica serata che lo vide andarsene per sempre dopo ore di incoscienza, steso su una chaise longue nella sala da pranzo della sua residenza a Gad’s Hill, vicino Rochester. Quel mercoledì dell’8 giugno 1870 Dickens si trovava all’interno del suo chalet svizzero intento a scrivere un nuovo capitolo de Il mistero di Edwin Drood, che da gennaio pubblicava a puntate come aveva fatto per la maggior parte degli altri romanzi. Una volta rientrato in casa per cenare in compagnia di sua cognata Georgina Hogarth, fu colpito da un infarto: venne immediatamente allertato il medico più vicino, ma ogni tentativo di rianimarlo risultò invano. Si inviò persino un telegramma a Londra per convocare John Russell Reynolds, allora uno dei neurologi più celebri, ma a nulla servì: alle 18:10 del giorno seguente, Dickens morì.

L’autore del romanzo sociale

Chi non ha mai letto un sue testo?! É uno degli autori più famosi in tutto il mondo, scrittore, giornalista e reporter di viaggio, nell’epoca vittoriana periodo in cui si fece strada con alcune dei i suoi romanzi sociali, come Oliver Twist, David Copperfield, Canto di Natale e tantissimi altri. Romanzi che sono popolarissimi ancora oggi e dai quali sono stati tratti film e cartoni animati. Ciò che ha reso Charles Dickens immortale è la sua scrittura. É considerato il padre del romanzo sociale, poiché descrive esattamente il contesto storico in cui è nato e vissuto. Molto spesso autobiografico nella descrizione dei personaggi, le situazioni che descrive sono squarci di vita tipici dell’era vittoriana. Uno spaccato storico che si apre sulla povertà e la degradazione sociale dei quartieri cittadini britannici. Una commovente narrazione di storie semplici, accomunate dalla miseria delle classi sociali più svantaggiate, vittime della civiltà industriale. Conseguenze di una rivoluzione industriale di cui lo stesso Dickens è testimone. Un’infanzia negata, le ristrettezze economiche, l’impossibilità delle famiglie di permettersi gli studi per i figli e l’inesorabile fine dei sogni di gioventù. Questa visione di una società degradata, così ben descritta da Dickens nei suoi romanzi attraverso la descrizione di bambini sporchi, vestiti di stracci, costretti ad elemosinare o a rubacchiare, una società priva di diritti e la povertà sociale, fa si che ancora oggi, per descrivere una situazione socio-economica di paesi arretrati e poveri, si uso l’aggettivo dickensiano. E, del resto, ben poco è cambiato da allora. Quanto aveva ragione Charles Dickens quando diceva: ”Era il tempo migliore e il tempo peggiore, la stagione della saggezza e la stagione della follia, l’epoca della fede e l’epoca dell’incredulità, il periodo della luce e il periodo delle tenebre, la primavera della speranza e l’inverno della disperazione. Avevamo tutto dinanzi a noi, non avevamo nulla dinanzi a noi.”

La vita

Nasce il 7 febbraio nel 1812, a Portsmouth, Inghilterra. Si appassiona alla lettura da fanciullo, inoltre lo scrittore dà vita alle sue finzioni letterarie grazie a un’invidiabile memoria fotografica, con la quale racconta i vividi ricordi della sua infanzia. Purtroppo a frenarlo sono state le gravi difficoltà economiche della famiglia. Per aiutare i suoi genitori, infatti, viene costretto a dedicarsi a tutt’altro che alla letteratura cominciando a lavorare in una fabbrica di lucido da scarpe, per ben dieci ore al giorno, a soli dodici anni. Questo provoca un grande dolore nel cuore di Dickens, sentendosi umiliato e abbandonato. La madre e i fratelli si trasferiscono in un’altrà città, e mentre il padre è rinchiuso in prigione per debiti, Charles continua a guadagnarsi da vivere nella fabbrica, e a condividere una casa con due ragazzi finché arriva ad essere affidato ad una coppia. Una volta uscito di carcere, sarà il padre a fargli proseguire gli studi.

Torna il sereno

Dickens, sotto la comprensione del padre, entra alla Wellington House Academy, e a soli quindici anni comincia a lavorare in uno studio legale come tirocinante. Ma ben presto capirà che quella non è la sua strada. Allo stesso tempo, inizia a frequentare i teatri londinesi, dove conosce le tragedie shakespeariane, le farse e le operette musicali. Prima di arrivare ad essere scrittore, Charles fa una lunga gavetta. Lascia lo studio legale, ma inizialmente fa lo stenografo presso alcuni tribunali ed uffici legislativi. Da lì, nasce il desiderio di diventare cronista parlamentare. Inizia a dedicarsi alla scrittura, e raggiunti i ventisei anni, viene pubblicato in dispense mensili sul giornale Evening Chronicle il romanzo “Quaderni postumi del Circolo Pickwick”, che lo rende famoso nel mondo della narrativa inglese.

Il suo primo successo

Nell’anno in cui inizia la sua carriera da scrittore, celebra le nozze con la figlia del direttore del giornale. E non poteva essere diversamente. Praticamente, l’amore della sua vita era più vicino di quanto pensasse! Accompagnato dalla bella moglie, Catherine Hogarth, comincia una serie di pubblicazioni di opere e romanzi. La prima soddisfazione arriva con la prima puntata di Oliver Twist e l’arrivo di Charles Culliford Boz, il primo di dieci figli.

La fine di Charles Dickens

Giorno dopo giorno, il suo stato di salute peggiora a causa di un attacco di paralisi. Non si piega a niente il nostro scrittore, continuando il suo tour di letture in Filadelfia, New York, Baltimora e Washington. Incontra personalmente anche il presidente degli Stati Uniti, Andrew Johnson. Il suo medico gli consiglia vivamente di porre fine al suo tour. Dopo essersi fermato per un po’, le sue condizioni migliorano. Tuttavia, nel 1870, un’emorragia cerebrale gli è fatale. Charles Dickens muore il 9 giugno nel 1870. La tomba si trova nell’Abbazia di Westminster, nell’angolo dei poeti, il Poets’ Corner, accanto ad Henry Fielding, uno dei tanti autori a cui si ispirò per la creazione del romanzo sociale.

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