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The Sun, il rock che avvicina i giovani a Dio

IThe Sun sono un gruppo rock italiano di ispirazione cristiana originario di Thiene, in provincia di Vicenza. Il gruppo è il risultato dell'evoluzione artistica della punk rock band indipendente Sun Eats Hours, attiva dal 1997, premiata – nel 2004 – come Migliore punk band italiana all'estero al M.E.I. (Meeting Etichette Indipendenti). Poi, nel triennio 2007-2008-2009 la svolta: l'incontro con Gesù scardina le certezze e trasforma la vita dei membri della band, a partire dal fondatore e front man, Francesco Lorenzi. Classe 1982, Lorenzi, oltre ad essere un cantautore, è anche uno scrittore, con due libri all'attivo editi da Rizzoli. Il cambiamento di vita del musicista si riflette anche sullo stile del gruppo musicale che passa dal punk-rock ad un rock sempre energico ma più solare, un “rock positivo” – il cosiddetto Christian Rock – e i testi iniziano ad essere più immediati perché tratti dalle esperienze personali di Lorenzi e ad essere scritti in italiano.

Il Christian Rock

Il Christian rock è una forma di musica rock suonata da gruppi apertamente cristiani. Il fenomeno è molto diffuso negli Stati Uniti e in diversi stati dell'America latina dove le band che dichiarano esplicitamente il proprio Credo nei testi utilizzando al contempo immagini e riferimenti iconografici cristiani nei video sono considerati come una parte della musica contemporanea. In Italia, al contrario, il rock cristiano è stato per molti anni considerato genere di nicchia, riconducibile solo alle performance dei gruppi Gen Rosso e Gen Verde. Questo fino al 2012, quando nella classifica ufficiale Fimi-GfK degli album più venduti in Italia è entrato “Luce” dei The Sun, un rarissimo caso di Christian Rock divenuto popolare. In Terris ha intervistato Francesco Lorenzi sulla “convivenza” (da alcuni ritenuta impossibile) tra fede e musica rock.

Francesco, c'è stato un evento specifico della tua vita che ti ha avvicinato a Gesù, ispirando poi anche la tua musica? 
“E' stato un processo graduale iniziato – ad un certo punto della mia esperienza di vita musicale – con una forte crisi, nonostante il successo della band, al tempo chiamata “Sun Eats Hours”. Nel 2004 siamo stati premiati come “miglior punk rock band italiana nel mondo”. Ma questa lunga esperienza che apparentemente poteva sembrare di successo, in realtà non era così bella, nella tournée del 2007 ho cominciato a vedere gli effetti devastanti di quel modo di vivere, che ci allontanava dalla Verità, dall'amore puro, ma anche dall'amicizia tra noi componenti del gruppo a causa di litigi e problemi personali, tanto che pensavamo di scioglierci.  Più andavo avanti, più sentivo crescere un grande malessere dovuto ad un'assenza di pace interiore e, anche se si stavano realizzando i miei sogni musicali, quella strada mi toglieva la voglia di vivere”.

Avete fatto da supporter per il tour italiano degli Offspring e di altri artisti internazionali tra i quali The Cure e Muse. Com'era l'ambiente punk rock?
“Era un'ambiente ambiguo sotto ogni aspetto, dove vigeva doppiezza e relativismo in ogni ambito umano. Molto radicato era il forte sentimento anticlericale e, specificatamente, anti cattolico alimentato da pregiudizi molto superficiali. Pregiudizi contro i quali la Chiesa combatte quotidianamente ma che attecchiscono facilmente soprattutto nei più giovani, specie se questo genere di messaggi viene veicolato dalla musica. Una ridicolizzazione della fede che aveva tenuto lontano anche me dalla vita parrocchiale per molti anni”.

Come ti sei riavvicinato alla Chiesa? 
“Grazie a mia madre che, in quel periodo di crisi iniziato nel 2007, non mi vedeva sereno. Così, il 10 dicembre di quell'anno (una data che ricordo a memoria) mi propose di partecipare ad un incontro di fede tenuto dai giovani della parrocchia. La ritenevo una cosa inutile, ma non avevo nulla da perdere, perciò andai. Nono stante il mio scetticismo, quelle parole di Gesù hanno messo un seme nel mio cuore. In particolare, mi colpiva vedere tanti ragazzi e ragazze della mia età così pieni di entusiasmo nel vivere il Vangelo. Loro erano pieni di gioia; quella gioia che io – uomo di successo che girava il mondo con personaggi famosi – non vivevo più da tempo. Anche l'ambiente dello spettacolo, della musica, era pieno di persone di successo apparentemente felici che però, guardando con attenzione, non erano felici affatto. Invece in quella parrocchia – un ambiente che io consideravo di serie B – ho visto una felicità che altrove non avevi mai visto. E' stato questo a stupirmi e a farmi chiedere cosa avessero trovato quei ragazzi di così bello che io non avevo. Da quella prima domanda, è iniziato il mio cammino di fede, che tutt'ora porto avanti”.

Come è cambiata la tua vita e la tua musica da quel giorno? 
“Moltissimo, perché quando incontri Gesù la tua vita inevitabilmente cambia. Nulla è più come prima: il tuo vecchio modo di fare e parlare non va più bene. Certe cose non le vuoi più fare. Questo ha sortito effetti positivi per la mia ispirazione come cantautore: cominciai a scrivere canzoni con sonorità diverse da quelle precedenti, molti più 'luminose' e positive, con testi in italiano. Ma questo cambiamento ci creò grossissimi problemi dal punto di vista discografico”. 

In che senso?
“Perché le case discografiche che ci avevano sempre appoggiato non accettavano più le nostre canzoni. Si aspettavano da noi la musica di prima, con testi in inglese e sonorità 'dure'. Io invece cominciai a proporre canzoni con testi che parlavano di Dio, e la cosa spaventava e non veniva accettata”.

I componenti della tua band, amici di infanzia, come hanno vissuto la tua conversione? 
“Questa paura della novità inizialmente l'ho vissuta anche col resto della mia band. All'inizio del mio cammino di fede, io non avevo raccontato esplicitamente al resto della band che era stato l'incontro con Cristo a stravolgere la mia vita, né avevo avuto il coraggio di testimoniare che la gioia ritrovata era frutto della preghiera e di un cammino di fede. Avevo infatti paura del loro giudizio: venivo da un ambiente totalmente diverso. Solo dopo un anno di cammino in parrocchia ho trovato il coraggio di parlarne al resto gruppo. In questo senso, la conversione è stata un lungo processo interiore e poi anche esteriore. Ai miei compagni ho detto che stavo sperimentando una strada nuova alla quale sentivo che eravamo chiamati tutti insieme. Loro hanno saputo accogliere questa chiamata e da lì è iniziato un cammino di discernimento sia individuale sia di gruppo che ci ha portati ad essere uniti come lo siamo oggi”.

La conversione di tutti i componenti della band è un fatto davvero inusuale
“E' proprio in questa cosa assolutamente meravigliosa che abbiamo sperimentato la potenza di Dio. La nostra amicizia ci ha permesso di ascoltarci, di accettarci e – attraverso la preghiera – di unirci come non lo eravamo mai stati. I frutti di questo cammino tra di noi li viviamo ogni giorno: l'esperienza della fraternità e della condivisione del senso evangelico della carità nella verità, del sapersi voler bene anche nell'errore. Prima dell'incontro con Gesù, la nostra amicizia era molto più superficiale e infatti era entrata in crisi perché ognuno voleva andare per la propria strada, non avevamo valori forti in comune.  Ora siamo come fratelli, è un dono di Dio”.

Non ti manca la vita che facevi prima della conversione?
“No, assolutamente. Non c'è paragone tra il prima e l'ora. Ora sono felice”.

Qual è la mission dei The Sun?
“Noi siamo cristiani che suonano la musica rock e che utilizzano la musica per trasmettere un messaggio di amore, di gioia, in contrapposizione ai consueti messaggi di certa musica 'hard' che inneggia solo alla violenza, alla morte, alla negazione della vita”.

Il rock cristiano non è molto diffuso in Italia, per quale altro motivo? 
“A causa dei forti pregiudizi che permangono in Italia rispetto al cristianesimo e alla chiesa in generale. Se a 15 anni mi avessero chiesto di ascoltare rock cristiano, non l'avrei mai fatto. Il pregiudizio sul cristianesimo è molto forte e basta questo per allontanare le persone, soprattutto i giovani. Mentre le canzoni che veicolano valori non positivi sono incoraggiate, anche dalle stesse etichette musicali per motivi di interesse economico. La nostra è una strada in salita che viviamo però con gioiosa fatica”. 

Ciononostante, i The Sun hanno ricevuto importanti riconoscimenti; quali sono secondo te i motivi del vostro successo? 
“Il passaparola. Le persone che ascoltano le nostre canzoni ricevono qualcosa di buono, un messaggio positivo che fa breccia nei loro cuore e ceh poi raccontano ad altri. E' questo passaparola spontaneo che prima di tutto ci fa conoscere ad altri. Noi non passiamo per le radio, ma le persone comprano i dischi, i libri, ci ascoltano su internet, vengono ai concerti etc. perché c'è qualcuno che assicura di aver udito qualcosa di buono veramente, non per sentito dire. A ben vedere, la nostra è una testimonianza evangelica”.

Quali sono i temi che vi stanno più a cuore?
“Prima di tutto la consapevolezza di essere amati; in secondo luogo, che la nostra vita è un dono, non un dato di fatto né una casualità o peggio un errore;  poi l'eternità, la forza invincibile del bene, la sessualità vissuta in modo integrale. Dio ha scritto in ognuno di noi una missione. Rispondere alla propria vocazione è la strada maestra per essere felici. Le nostre canzoni parlano di questo”.

Quali sono i vostri progetti nell'immediato futuro?
“Siamo in un tournée in tutta italia, il programma è sul nostro sito ufficiale www.thesun.it. Inoltre, sto promuovendo il mio nuovo libro, “I segreti della luce. 21 passi per la felicità”, con la prefazione del cardinal Luís Antonio G. Tagle, edito da Rizzoli, incentrato sul combattimento spirituale. Si tratta della mia seconda opera, dopo “La strada del Sole”, edito da RCS MediaGroup (2014) che 'vanta' la prefazione del Card. Gianfranco Ravasi e che parla del mio cammino di conversione. Esiste anche un nostro fan club ufficiale, che si chiama Officina del Sole che, tra l'altro, organizza viaggi in Terra Santa dove abbiamo portato, negli anni, più di 400 ragazzi. La musica è un potente strumento che, se usato male, può dividere, ma se indirizzato verso il bene, può realmente avvicinare le persone a Dio. Anche a suono di Rock”.

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