Le parole di Bergoglio contro certi veggenti – pronunciate al ritorno dal recente viaggio nella Bosnia Erzegovina – hanno fatto scalpore surriscaldando tanti animi a partire dai più ansiogeni. Immediato è stato il collegamento con il fenomeno di Medjugorje. Un riferimento non casuale ma in un certo senso un’anticipazione chiara, e direi anche corretta, di ciò che pensa il Pontefice su coloro che corrono dietro alle visioni. Per il Papa ci sono “quelli che sempre hanno bisogno di novità dell’identità cristiana” e hanno “dimenticato che sono stati scelti, unti” che “hanno la garanzia dello Spirito” e cercano: “Ma dove sono i veggenti che ci dicono oggi la lettera che la Madonna manderà alle 4 del pomeriggio?… E vivono di questo. Questa non è identità cristiana”. L’insegnamento di Francesco non fa una piega. Coloro che si allarmano così tanto, o fanno finta di non capire oppure si rifiutano di ascoltare. Penso che la maggior parte della gente non abbia compreso il significato profondo e in un certo senso anche cautelante che le parole del Santo Padre hanno per la stessa realtà di Medjugorje.
Chi si scandalizza di una probabile posizione netta della Chiesa ufficiale, non conosce la storia del rapporto che la stessa ha sempre avuto con i fenomeni di veggenza e di apparizioni mariane. Sempre i Papi, con i vescovi locali, hanno esercitato la virtù della prudenza aspettando la conclusione dei fenomeni. Questa volta però ci troviamo dinanzi a un caso del tutto diverso nella storia della Chiesa e delle apparizioni in genere (anche oltre gli eventi specificamente cristiani).
La diffusa perplessità su un avvenimento che si protrae incessantemente per così tanto tempo è più che legittima. Dopo oltre 30 anni di sistematiche apparizioni, anche il Vicario di Cristo è chiamato, in quanto pastore del suo gregge, a indicare la via e il modo più giusti per come rapportarsi con Medjugorje. E poi ci sono i fedeli che in massa si spostano verso la collina delle apparizioni.
Tutto inizia nel giugno del 1981, con i 6 veggenti – Ivanka Ivanković, Mirjana Dragićević, Vicka Ivanković, Ivan Dragićević, Jakov Čolo e Marija Pavlović – che sostengono di vedere “una figura femminile luminosa sul sentiero che costeggia il Podbrdo”, con un bambino fra le braccia. Da quel giorno – secondo i veggenti – i messaggi della Madonna e le apparizioni, seppur con cadenze temporali e in luoghi diversi, non si fermano più e continuano fino a oggi. Il nome del paesino viene conosciuto in tutto il mondo diventando la meta di numerosi pellegrinaggi.
I particolari eventi che lì accadono trovano fin da subito l’ostilità delle autorità comuniste slave provando a impedire l’accesso alla zona delle apparizioni; si arriva ad arrestare il parroco, padre Jozo, per attentato alla sicurezza e all’unità dello Stato. Nel 1981, infatti, c’è ancora il Muro di Berlino e la Bosnia fa parte della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. Secondo i veggenti la Madre di Dio lancia messaggi di conversione e pace al mondo invitando costantemente i fedeli a pregare, digiunare, leggere la Bibbia, confessarsi e ricevere l’Eucaristia. Inoltre comunica loro “dieci segreti” affidando a Mirijana Dragičević il compito di rivelarli tre giorni prima che avvengano attraverso un portavoce, il padre francescano Petar Ljubicic.
Questo è un primo punto controverso. I veggenti si sarebbero rifiutati di rivelare i “segreti”, anche in presenza di un ordine del Papa. Un atteggiamento che avrebbe provocato l’irrigidimento della Chiesa nei loro confronti.
Già dal 1981 la scienza cerca di spiegare il fenomeno istituendo apposite commissioni. Almeno tre quelle che si succedono fino al 1998, senza contare i singoli esperti che prestano la loro consulenza o esprimono un parere a proposito. Tutte le equipe convengono che i veggenti non sono affetti da patologie e che durante le “manifestazioni mariane” si trovano in uno stato di “estasi” con il cervello in condizioni di profondo rilassamento. Alcuni studiosi si schierano a favore della veridicità delle apparizioni, altri invece definiscono tutto un inganno e una “bufala”.
Nel 2007 il cardinale Tarcisio Bertone “lascia la porta aperta a future indagini”, ribadendo peraltro quanto affermato dai vescovi jugoslavi riuniti a Zara nel 1991: “Sulla base di quanto finora si è potuto investigare, non si può affermare che abbiamo a che fare con apparizioni e rivelazioni soprannaturali”. I due vescovi della diocesi cui appartiene la cittadina bosniaca, che si succedono in questo periodo, esprimono entrambi un giudizio negativo sull’autenticità delle apparizioni.
Per contro altri prelati, sacerdoti e fedeli, nel corso degli anni si mostrano convinti sostenitori delle apparizioni evidenziando, inoltre, il vero e straordinario “miracolo” di Medjugorje: le tante conversioni che si verificano in quella terra da quando tutto è iniziato.
Il 17 marzo 2010 la Santa Sede istituisce, presso la Congregazione per la Dottrina della Fede, una speciale commissione internazionale di inchiesta e di studio presieduta dal cardinale Camillo Ruini e composta da una ventina di membri tra cardinali, vescovi, periti ed esperti. Le conclusioni, ancora riservate, sono state stilate nel febbraio 2014.
I commentatori più critici parlano di un business improprio che sarebbe nato all’ombra del culto; tour operator e alberghi, alcuni dei quali – è l’accusa mossa – addirittura sarebbero collegati a qualcuno dei veggenti. Sacro e profano dunque, preghiera e denaro. Troppa confusione, sulla quale Papa Francesco a breve dovrebbe fare luce.
Chi ama Medjugorje dovrà rispettare umilmente e con fiducia le indicazioni del Santo Padre, anche qualora fossero incomprensibili ai propri occhi. L’obbedienza – dai fedeli fino ai veggenti – aiuterà la verità ad emergere; senza lasciarsi travolgere dal divisore, il diavolo, e cioè dal più grande nemico della Vergine Maria.
Certamente il Papa non impedirà la preghiera e il culto mariano, da vivere però ovunque e non solo nei pellegrinaggi in Bosnia Erzegovina. La forza del mistero trascenderà sempre e comunque ogni logica e volontà umana. La collina del Podbrdo continuerà ad affascinare i cercatori di Dio.