Certamente sappiamo che ci sono stati dei santi che avevano il dono della bilocazione. Ma certamente vorremmo sapere come sia possibile essere contemporaneamente in due luoghi. Come riusciamo a cavarcela? Pur mettendo tutto nel mistero e nell’onnipotenza di Dio non ci va giù il fatto che uno possa essere in due luoghi diversi, perché è un assurdo. San Tommaso d’Aquino ci tranquillizza spiegando che l’assurdo non può essere superato neppure dall’onnipotenza di Dio (IV Sent. Dist. 44, q. 2, a. 2): “Unde ponere quod sit localiter in hoc loco, et tamen sit in alio loco, est ponere contradictoria esse simul. Unde, secundum praemissa, hoc a Deo fieri non potest”. (“Per cui ritenere che [un corpo qualsiasi] sia collocato, oltre che in quel luogo in un altro, è mettere insieme cose contrastanti tra di loro. Perciò, come da premessa, questo da Dio non può essere fatto”). Ne segue che il fenomeno della bilocazione richiede l’intervento di un soggetto rappresentativo che faccia le veci del reale, che resta fermo nel posto dove lo raggiunge il fenomeno.
Tra gli indios
La venerabile Maria d’Agreda, visse molte volte il fenomeno della bilocazione presentandosi agli indios. Su questo venne interrogata dall’Inquisizione, rispondendo che non sapeva se veniva a trovarsi tra gli indios col corpo o senza il corpo, in ciò seguendo le parole di Paolo (2Cor 12,3). Si ha una relazione da lei stessa scritta dove spiega come poteva essere la dinamica del fenomeno: “Ciò che mi pare più certo in relazione al modo è che un angelo appariva là sotto la mia figura e predicava e catechizzava gli indiani; e che il Signore mi mostrava qui, nell’orazione, quello che là avveniva”. Questa spiegazione, corredata prudentemente da un “mi pare”, presenta l’azione di un angelo vista con coinvolgimento esistenziale durante l’orazione. Che fosse coinvolta profondamente non c’è dubbio dal momento che si sentiva tanto là tra gli indios che non sapeva se col corpo o senza il corpo. Inevitabili, però, delle domande: Era l’angelo che evangelizzava in prima persona, sotto sue sembianze, e lei vedeva questo, o l’angelo diceva quello che lei voleva dire, come se fosse stata effettivamente presente; oppure si sentiva là presente, e una rappresentazione prodigiosa ad opera di Dio (o di un angelo) agiva rappresentandola in quello che lei viveva misticamente restando a Agreda? Questa ultima domanda, come tutto conduce a dire, è quella che ha la risposta affermativa, e che fornisce l’interpretazione giusta delle parole di Maria d’Agreda. La coscienza di essere là, rimanendo rigorosamente nel suo convento, indubbiamente le venne dai riscontri delle consorelle che la vedevano presso di loro in profondo raccoglimento. Le venne anche dai riscontri che arrivarono a lei dalle Indie da parte di persone che la videro in mezzo agli indios.
S. Alfonso
Sant’Alfonso de Liguori, il 21 settembre 1774, mentre si trovava ad Arienzo, paesello della sua diocesi, entrò per due giorni in uno stato estatico come se dormisse seduto sì di un seggiolone. Quando il santo si svegliò suonò una campanella, e subito quelli che erano con lui, e nel sonno misterioso l’avevano visto, accorsero facendo meraviglie su che cosa gli poteva essere successo. Il santo rispose che era andato ad assistere il papa Clemente XIV prossimo a morie, e in effetti il papa morì il 22 settembre all’una del pomeriggio, e subito dopo il santo azionò la campanella. Molti testimoni sicurissimi attestarono di avere visto il santo, nel medesimo tempo, sia accanto a Clemente XVI, sia in sto di apparente sonno a Arienzo.
San Pio da Pietralcina
Esiste un documento sulle bilocazioni di padre Pio. Si tratta dell’interrogatorio del vescovo di Volterra, mons. Raffaelle Carlo Rossi, inviato nel gennaio del 1922 a interrogare padre Pio per incarico del Sant’Uffizio. Il Vescovo gli pose questa domanda: “Si parla anche di bilocazioni. Che ne dice?”. “Io non so come sia – rispose padre Pio – né di che natura la cosa, né molto meno ci do peso, ma mi è occorso di aver presente questa o quell’altra persona, questo luogo o quell’altro luogo; non so se la mente si sia trasportata lì, o qualche rappresentazione del luogo o della persona si sia presentata a me, non so se col corpo o senza il corpo io sia stato presente”. “Le chiedo se abbia notato l’inizio di questo stato e il rientro nello stato normale?” lo inclazò il vescovo. “Ordinariamente mi è venuto pregando, la mia attenzione era rivolta all’orazione prima e poi a questa rappresentanza; poi mi ritrovavo senz’altro come prima” su la replica. Padre Pio non diede una risposta teologicamente meditata, come la d’Agreda, tuttavia, entrambi citando le parole di Paolo, dicono la medesima cosa, cioè che erano coinvolti profondamente tanto da sentirsi là durante il fenomeno, e ciò avveniva partendo da momenti di profonda orazione a cui seguiva uno stato di assorbimento estatico.
Dinamica
La risposta di padre Pio “non so se la mente si sia trasportata lì, o qualche rappresentazione del luogo o della persona si sia presentata a me”, indica, in entrambi i due casi, una visione, ma l’oscillazione di padre Pio tra i due casi, ci dice che egli vedeva una differenza ed era quella di sentirsi coinvolto non solo in modo da vedere un luogo o una persona, ben vedendo dove in quel momento lui stava, ma come fosse là. Il visitatore perciò chiese un’esposizione di qualche fatto, che spiegasse quanto aveva detto. “Una volta mi sono trovato vicino al letto di un’ammalata: Signora Maria di S. Giovanni Rotondo, di notte; ero in Convento; credo che stavo pregando. Sarà più di un anno . Le rivolsi parole di conforto. Lei pregava che avessi pregato per la sua guarigione. Questa è la sostanza. Di particolare non conoscevo questa persona; mi era stata raccomandata”.
San Paolo
Bisogna notare che le parole di Paolo (2Cor 12,3): “Se fu con il corpo o senza il corpo non so, Dio lo sa” non dicono che l'Apostolo delle genti considerasse che l’anima avesse potuto temporaneamente separarsi dal corpo: il dualismo platonico di anima corpo, cioè l'unione accidentale dei due elementi, è estraneo del tutto al pensiero biblico. Paolo parla solo di corpo o non corpo, e non di anima senza il corpo, poiché l’uscita dell’anima dal corpo c’è una sola volta, con la morte (Fil 1,20.23). Paolo sapeva che esisteva l’esperienza dell’agilità, come poteva recepire dal libro del profeta Daniele (14,35-36), e nei suoi giorni dal carisma del diacono Filippo, che dopo aver battezzato l’eunuco della regina Candace venne rapito dallo Spirito del Signore, trovandosi poi ad Azoto, città corrispondente alla attuale Ashdod. Se dunque Paolo era salito col corpo al Cielo lo doveva al fenomeno dell’agilità. Il libro dell’Apocalisse presenta ampiamente questo coinvolgimento del sentirsi in pieno nella situazione della visione (4,1). Nelle visioni, ad esempio, di Caterina Emmerick o di Teresa Newman si vede benissimo come il soggetto si senta e veda coinvolto nella situazione della visione.
La difficoltà di Paolo era quella di Maria d’Agreda. Parimenti padre Pio era nella stessa situazione non avendo riscontri dai confratelli, anche perché quel fenomeno San Pio non lo aveva divulgato “in nessun modo”, come si legge nel medesimo interrogatorio del Vescovo Raffaello Carlo Rossi.
Tiriamo le fila
La conclusione è dunque: il soggetto in orazione entra in uno stato estatico e si sente pienamente in un altro luogo e lì vede, agisce e parla e ode. Poiché il soggetto in bilocazione in realtà assolutamente non si muove, si forma nel luogo in cui appare una sua raffigurazione che agisce e parla, ascolta, come il soggetto in stato estatico, per sincronico fenomeno mistico, sta realmente percependo e facendo. Questa spiegazione non può certo avventurarsi oltre ciò, poiché alla fine si direbbero parole e parole senza in realtà dire niente. Colui che è in bilocazione vive il fenomeno senza difficoltà, con naturalità voglio dire, benché l’operazione appartenga al soprannaturale. La raffigurazione potrebbe essere fatta da un angelo, ma penso che sia una raffigurazione direttamente fatta da Dio; infatti l’angelo è un messaggero che porta i messaggi di Dio, e sarebbe improprio ridurlo a servizio di comparsa.
Bilocazione e spiritismo
Lo spiritismo, il mondo dei medium, ha cercato di descrivere la bilocazione come una separazione momentanea dell’anima dal corpo. Una spiegazione falsa, oggi putroppo adottata anche da qualche cattolico. Bisogna, però, affermare che la realtà delle bilocazioni non ha nessun rapporto con l’ideologia spiritista. Questo il punto discriminante, in radice: lo spiritismo nega che l’anima sia la forma sostanziale del corpo, come invece afferma con definizione dogmatica il Concilio di Vienne (1311-1312), citato
dal Catechismo della Chiesa Cattolica n° 365. Il mondo dei medium dice che l’anima ha una unione accidentale col corpo mediante un involucro colla, chiamato perispirito, (attorno allo spirito). L’idea del perispirito, e quindi dell’unione accidentale, si lega a quella della metempsicosi, secondo cui le anime hanno successive unioni accidentali con altri corpi. Nelle uscite dal corpo dei medium il perispirito, cioè l’involucro colla, si trasforma in un ponte fluidico che legherebbe l’anima al corpo mantenuto così vivo. Con il ponte fluidico il perispirito di necessità esce però allo scoperto, e dovrebbe quindi essere verificato come fatto ben distinguibile dalle radiazioni elettromagnetiche comprese quelle submillimetrica, dette Terahertz. Ma nessuna radiazione elettromagnetica è in grado di connettere vitalmente un corpo di carne e ossa con uno spirito. “Il filo d’argento”, come anche viene chiamato il ponte fluidico, è semplicemente una fantasia.
Ectoplasma
Il mondo spiritista avanza anche un altro frutto delle sue buie esperienze: l’ectoplasma (plasma: ecto, cioè fuori dal corpo), consistente in una materia nebbiosa biancastra – non si può escludere il colore -, che esce dal corpo di un medium con forme di arti deformi, volti. L’ectoplasma non ha nessun luogo biologico ed è soltanto un trucco del demonio per destrutturare il medium e coloro che lo seguono. La bilocazione non è affatto il frutto di una proiezione di ectoplasma a distanza.
Confusione
Esiste anche il caso curioso nel quale si è affermato che il corpo, con l’anima uscita dal corpo, starebbe in vita per sostituzione di altra anima. E’ il caso di Cataldo Elia. Questo l’episodio che si trova in Fiorella Turolli: “Un angelo con le stigmate si è fermato a casa mia” (ed. Segno, Udine 2001, pag. 148): “Domani, venerdì, alle 15 io me ne dovrò andare. Loro [gli angeli]mi porteranno via … a quell’ora chiudi la porta e lasciami solo per un po’ di tempo … poi io parlerò ma non sarò io, dentro di me ci sarà qualcuno con la mia voce e la mia stessa natura, ma io sarò lontano”. Nel corpo di Cataldi Elia sarebbe subentrato un'altra entità spirituale, si suppone un’anima, stando alle parole “stessa natura”. La cosa è fatta per creare confusione, ognuno in prima istanza può dire che l’anima di Cataldo non era proprio uscita, visto che la voce era la stessa; ma ecco la sottile confusione. La voce viene dalle corde vocali e quindi c’era un essere della “stessa natura” che manteneva in vita il corpo; ma, detto questo, tutti sanno che la voce non dipende solo dalle corde vocali, ma anche dai toni presi dall’ambiente fin dall’infanzia. La realtà è che Cataldo era tutto lì, anima e corpo. Infatti un’anima, esce dal corpo solo con la morte. Senza l’anima il corpo diventa cadavere. Solo il prodigio della risurrezione può far si che anima e corpo si ricongiungano. Del resto, ammesso e non concesso, quale povero disincarnato sarebbe stato tanto servizievole da prestarsi così generosamente affinché Cataldo, proprio lui, avesse fatto un viaggio nell’aldilà. I medium non hanno mai pensato a tali generosità dei disincarnati, e dei viaggi nell’aldilà i medium dicono di averne fatti, ovviamente senza farne alcuno.