La parola zafferano deriva dall’arabo za‘faran il cui significato è luce, oro, giallo. È famoso, infatti, per la sua capacità di colorare di giallo i piatti, come il classico risotto alla milanese.
Raffigurazioni e pitture a Creta databili intorno al 3500 a.C. testimoniano che lo zafferano era conosciuto già nei tempi antichi. Gli egizi e gli ebrei lo utilizzavano nelle cerimonie religiose, in quanto rappresentava un simbolo di resurrezione. Dagli antichi romani veniva considerato un bene di lusso, saranno, però, gli arabi a introdurlo in Spagna e poi a diffonderlo in tutta Europa. Venne riconosciuta come pianta medicinale nel Medioevo, ma è nel Rinascimento che per gli erboristi assumerà l’identità di spezia.
Dove si produce
In Italia, viene prodotto in diverse regioni del Centro Italia quali la Toscana, l’Umbria, l’Abruzzo, le Marche, come pure in Sicilia e Sardegna. Negli ultimi anni le aziende produttrici stanno proliferando in tutto lo stivale, tanto che si può parlare di una vera e propria zafferanomania. Anche nel Lazio, in particolare nella zona di San Felice Circeo, dal 2009 è iniziata la coltivazione pioneristica e senza l’impiego di prodotti chimici dello Zafferano del Circeo, come pure all’interno del Monumento naturale di Campo Soriano vicino Terracina, una bellissima zona carsica, un’azienda agricola che ha recuperato tutte le coltivazioni arboreee di alberi da frutta autoctone, coltiva anche lo zafferano.
Le sue virtù
Così come confermano recenti studi scientifici, produce diversi effetti sull’organismo. Sembra che, se utilizzato nelle giuste dosi e in aggiunta alla farmacologia tradizionale, possa rappresentare un valido aiuto nel trattamento della depressione, grazie al contenuto di safranale e crocina, due molecole che stimolano la produzione di dopamina e serotonina, neurotrasmettitori che contribuiscono alla regolazione del buonumore. Ha anche effetti sulla memoria e sulla capacità di concentrazione, oltre che su alcune patologie neurodegenerative, sull’ischemia cerebrale, sulla sclerosi multipla e su patologie dell’occhio.
Da ultimo sono state messe in luce anche capacità antitumorali di questa spezia, e in particolare dell’estratto concentrato di crocetina che potrebbe essere utilizzato anche come coadiuvante in chemio e radioterapia. Per rendere applicabile tale scoperta alla pratica clinica, si rendono necessari ulteriori studi. Lo zafferano è anche un vero elisir di giovinezza, in quanto contiene dei carotenoidi, soprattutto crocetina e crocina, che guidano una serie di pigmenti colorati in grado di contrastare la produzione di radicali liberi. È anche fonte di vitamine, come A, B1, B2 e C, oltre che di potassio, ferro, sodio, calcio, fosforo e magnesio. Il suo consumo, però, è di porzioni talmente ridotte che non basta per garantirci i giusti nutrienti, per cui deve essere inserito in una dieta bilanciata e varia, dove questa spezia rappresenta un’occasione di varietà.
Come consumarlo
Se lo zafferanno è in stimmi deve essere messo in infusione in acqua calda, brodo o latte prima di essere aggiunto alle pietanze. Gli stimmi devono essere lasciati in infusione per circa un’ora se sono lasciati interi, mentre se vengono tritati sono sufficienti circa 20-30 minuti.
Per gli sportivi, dopo uno sforzo fisico è ottimo consumare un piatto di carboidrati, preferibilmente integrali, insaporiti con lo zafferanno e con l’aggiunta di proteine, preferibilmente pesce, condita con olio extra vergine di oliva.