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Tre scosse di terremoto a Norcia. Ingv: “Legate alla sequenza del 2016”

Ingv: "La zona interessata è l'area del Centro Italia. I livelli di sismicità non sono tornati a quelli del periodo precedente l'agosto 2016"

Tre scosse di terremoto sono state registrate questa mattina nella zona di Norcia (in provincia di Perugia) dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV).

La prima di magnitudo 2.6 alle 8:03; la seconda di 3.6 alle 10:00 e la terza, di magnitudo 2.0, alle 11:30.

Il boato

Secondo i vigili del fuoco, durante la scossa più forte, si è avvertito “distintamente” un forte boato così come riferito dal personale in servizio presso il distaccamento Valnerina. La squadra è quindi uscita per un sopralluogo sul territorio. Al momento alla sala operativa non sono arrivate richieste di intervento.

La scossa di magnitudo 3.6 delle 10 con epicentro nei pressi di Norcia (Perugia), è stata avvertita distintamente anche nell’area del cratere sismico delle Marche. Tra le località più vicine all’epicentro Castelsantangelo sul Nera, a 13 km di distanza, e Visso, a 16 km, in provincia di Macerata. Arquata del Tronto (Ascoli Piceno), si trova invece a 18 km. Molte le segnalazioni sui social, anche da Fiastra (Macerata), dove è in corso un convegno per fare il punto sulla ricostruzione.

Ingv: “Scosse a Norcia legate a sequenza del 2016”

Le scosse di Norcia sono legate alla sequenza sismica iniziata nell’agosto 2016: “Quella sequenza è ancora in atto”, ha osservato su Ansa la sismologa Concetta Nostro, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

“La zona interessata è l’area del Centro Italia, nella quale i livelli di sismicità non sono tornati a quelli del periodo precedente l’agosto 2016″. Di conseguenza, prosegue Nostro, “la sequenza sismica di allora è ancora attiva, come risulta dall’andamento della sismicità attuale” e questo non stupisce i sismologi perché “alcune sequenze sismiche possono durare anni, secondo un’evoluzione osservata in altri casi, per esempio per quella relativa al terremoto del 1980 in Irpinia”. Allora non esisteva una rete fissa che rilevasse i terremoti, ma quando negli anni successivi sono stati installati i primi strumenti “si registravano ancora moltissime scosse” legate alla sequenza cominciata nel 1980.

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