La decisione del Governo di posticipare la chiusura delle piste da sci da oggi al prossimo 5 marzo ha causato non poche reazioni contrarie. Il prolungamento dello stop era stato deciso e comunicato ieri, domenica 14 febbraio, dal ministro della Salute Roberto Speranza dopo aver sentito il Cts che giudicava la riapertura ancora troppo rischiosa. Il timore era un ulteriore diffondersi delle varianti del coronavirus che, specie quella inglese, sono particolarmente contagiose.
Ma lo stop del governo ha innescato l’ira delle Regioni, pronte già oggi alla riapertura degli impianti secondo le norme igieniche necessarie. Fontana, Zaia, Bonaccini e Toti chiedono a gran voce di “allargare la cabina di regia alle istanze dell’economia”. Mentre i neo ministri Giancarlo Giorgetti (sviluppo economico) e Massimo Garavaglia (turismo) chiedono immediati indennizzi adeguati per la montagna.
Bonaccini (Regioni): “Metodo inaccettabile”
“C’è rabbia. Spero sia l’ultima volta, non è più tollerabile. Impararlo a poche ore prima, oltre al danno c’è la beffa. E’ inaccettabile”. Così, il presidente dell’Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini ha replicato, intervenendo alla trasmissione ‘Mattino 5’ a chi gli chiedeva un commento sulla decisione del Governo di spostare la riapertura degli impianti di sci al 5 marzo.
“Abbiamo imparato dalle agenzie di stampa cosa sia successo – ha aggiunto -: chiediamo agli esperti meno interviste e un po’ più di lavoro dove si deve discutere. I cittadini non capiscono più nulla. Questo metodo è inaccettabile“.
Gasparri (Forza Italia): “Subito risposte adeguate per gli operatori”
Sulla stessa linea anche il senatore Maurizio Gasparri, responsabile settore Enti Locali di Forza Italia. “Forza Italia nel governo e nel Parlamento si farà certamente interprete degli operatori del turismo, in particolare della montagna che sono stati colpiti da decisioni prese con tempi e modalità sinceramente difficili da condividere. Comprendiamo perfettamente le ragioni sanitarie e il permanere di una grande pandemia ma gli operatori della montagna, che hanno registrato fatturato zero quest’anno, hanno bisogno di risposte tempestive ed adeguate, di cui Forza Italia si farà promotrice avendo già contattato tutti gli operatori del settore. La montagna ha bisogno di risposte immediate“.
M5S: “Ora ristori celeri ed adeguati”
Appello prontamente raccolto dal Movimento 5 Stelle. “Con la chiusura degli impianti sciistici il turismo della montagna è uno dei settori maggiormente penalizzati dalla pandemia. A causa della decisione di posticipare la riapertura degli impianti, moltissime imprese che attendevano la data del 15 febbraio per riaprire le attività, dovranno attendere ancora, ed è quindi urgente un intervento tempestivo che garantisca loro dei ristori celeri e adeguati”, hanno sottolineato le deputate e i deputati del Movimento 5 Stelle, Elisa Tripodi, Sabrina de Carlo, Luca Sut, Simone Valente e Gianluca Vacca, Giovanni Currò e Luciano Cantone.
“L’imprenditoria montana è una risorsa fondamentale per il nostro Paese e in questi mesi abbiamo incontrato e fatto nostre le istanze di tutte le associazioni di categoria dei territori. Sostenere tutte queste imprese e i lavoratori che ne fanno parte – concludono – è una delle prime azioni che questo governo deve compiere e in tal senso auspichiamo che vengano accolte le nostre proposte, per predisporre misure efficaci e adeguate”.
Maestri sci (AMSI ): “Siamo sconcertati, attendiamo doverosi ristori”
Sconcerto per la chiusura anche da parte dell’Associazione Maestri Sci Italiani. L’AMSI, in una nota, ha infatti espresso “sconcerto, incredulità e sgomento” alla notizia che, a poche ore dall’apertura prevista degli impianti di risalita precedentemente prevista nelle Regioni nella cosiddetta “zona gialla”, è vietata l’attività agli sciatori amatoriali.
“Centinaia di professionisti della neve legati alla Scuola Italiana Sci si sono attrezzati e organizzati con il massimo rigore e pronti ad attenersi scrupolo ai Protocolli e Vademecum previsti, investendo risorse in una stagione già di per sé drammatica per il comparto, per essere comunque in pista alla riapertura prevista del 15 febbraio – spiega l’Amsi -. E, ora, ricevendo questa ennesima battuta d’arresto non ci sono parole per esprimere sgomento, delusione e preoccupazione del mondo dei maestri di sci”.
“Denunciamo la completa mancanza di rispetto delle Istituzioni verso la nostra categoria e al mondo della montagna in generale. La modalità e la tempistica di questo nuovo e ulteriore stop alla ripartenza dell’attività dei maestri di sci è un evidente segno di scarsissima attenzione verso 15.000 famiglie che vivono di questa attività e che sono ferme dal 10 marzo del 2020″ spiega il presidente nazionale, Maurizio Bonelli, riportato da Ansa. “Ora ci aspettiamo il giusto e doveroso ristoro dallo Stato”
Coldiretti: “Lo stop della stagione costa 10mld all’indotto”
Ma la chiusura degli impianti anche nell’ultima parte della stagione è destinata ad avere effetti non solo sulle piste da sci ma sull’intera economia che ruota intorno al turismo invernale. Lo afferma la Coldiretti in riferimento al nuovo rinvio della riapertura. Il valore stimato della montagna prima dell’emergenza Covid – evidenzia Coldiretti – ammontava tra i 10 e i 12 miliardi di euro all’anno tra diretto, indotto e filiera. Miliardi che quest’anno stanno andando persi.
Piana di Vigezzo non si ferma, oggi impianti sci aperti
Ma c’è anche chi non ci sta. Lo stop del governo non ha infatti fermato lo sci alla Piana di Vigezzo, 1.720 metri nel Comune di Craveggia (Vco), nell’omonima valle Vigezzo, in alta Ossola. Nonostante la decisione del ministro Speranza, i gestori della stazione sciistica hanno deciso di aprire gli impianti lo stesso.
“Ancora venerdì la Regione ci aveva assicurato l’apertura e noi abbiamo predisposto tutto, in sicurezza, per riaprire. E così lo abbiamo fatto“, conclude Luca Mantovani, uno dei titolari della società che gestisce gli impianti nella valle piemontese a ridosso del Canton Ticino. E’ possibile che altri ne seguiranno l’esempio.