Ecco che la alleanza contrattuale – così la si può definire – che ha sostenuto l’accordo di governo pentaleghista è definitivamente naufragata. Al suo inizio, la coalizione governativa, si è autoproclamata come il governo del cambiamento; ma di cambiamento si son viste tante gaffes, politiche, economiche e sociali mai praticate in un Paese economicamente evoluto, di governanti senza esperienza e con scarsa preparazione. Ora ci ritroviamo con un debito più grande di prima e con una più grande diffidenza internazionale per l’Italia. Ora oltre ai problemi sottolineati, credo che quest’ultimo sia il più penalizzante per il nostro avvenire. Sono lontani i tempi in cui l’Italia era al crocevia delle decisioni europee e mondiali. Alcuni si impegnano tanto a descrivere il tentativo di altri Paesi di metterci da parte per defraudarci ma è la solita storia vecchia solfa dello scaricabarile di chi ha la coda di paglia. I guai che abbiamo ce li siamo procurati da soli e li possiamo risolvere solo noi. Se poi altri talvolta irrompono nella nostra casa per fare i comodi propri, come accaduto più volte nella lunga e millenaria storia italica, questo è dipeso dalla nostra litigiosità, dalle nostre negligenze; insomma è da attribuire sempre da noi. Quando ci vedono deboli, divisi, estemporanei, va da se che chi coltiva i propri interessi a scapito nostro, hanno facile gioco nel danneggiarci. Ora ci porteranno a votare di nuovo. Non c’è da sperare che gli italiani abbandonino rancori, indifferenza, velleità e contribuiscano a voltare pagina. Credo che sia ora di cambiare con responsabilità, pacatezza, lungimiranza, senso della realtà. Penso che l’Italia cambierà quando si affermerà la pacatezza e il contegno, coniugati con la collaborazione tra diversi e con la lungimiranza di chi ha i piedi ben piantati a terra. Chissà che non avvenga? Di solito dopo tanto rumore si ama il silenzio.
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