Nel Regno Unito si va dritti al voto anticipato a dicembre prossimo, dopo i cambi di primi ministri, in gran parte disarcionati dal “pasticcio” Brexit. La situazione del caos inglese è destinata ancora a non modificarsi né in avanti né all’indietro, e sono significativi i dati resi noti che dimostrerebbero che dopo il responso del referendum sulla Brexit tenuto a metà giugno 2016, sono cresciuti sensibilmente il numero degli inglesi che si sono trasferiti nei Paesi Ue e anche coloro che hanno voluto ottenere la cittadinanza nel Vecchio continente. Coloro che si sono trasferiti nel 2019, pur essendo stati conteggiati a fine settembre, risultano aumentati del 42% rispetto all’anno scorso; anche le concessioni di nuova nazionalità in Europa agli inglesi, sono fortemente aumentati. In effetti la forzatura della uscita dalla Ue con solo la metà dei voti ottenuti al referendum, ha molto spaventato la pubblica opinione più aperta ai commerci e agli interessi legati all’Europa, oltre alla posizione pregiudiziale filoeuropea di ampissimi strati della popolazione di Londra, delle altre grandi città, della Scozia e del Nord Irlanda. Oramai nel Regno Unito c’è un contrasto in politica senza esclusione di colpi, e credo che sia interesse di quel Paese ritrovare l’armonia interna e con gli europei, Trump permettendo. Infatti alcune grandi potenze come gli Usa e la Repubblica Russa, sono molto attive pur di far naufragare la costituzione degli Stati Uniti d’Europa, ed in vario modo attizzano il fuoco