Il nostro Paese si sta spegnendo lentamente, stretto da una competizione politica priva di freni inibitori, che ha pressoché coinvolto ogni partito alla ricerca di successi elettorali. Così si spiegano i tanti provvedimenti costosi, come ad esempio le decisioni governative, gravosissime per le esangui casse dello Stato sul Reddito di cittadinanza e Quota 100, elargiti al di fuori di ogni criterio economico e di equità. Soldi che si potevano investire per ridurre le tasse ai cittadini per vivacizzare il mercato dei consumi interno, e per offrire pesi fiscali vantaggiosi alle imprese che investono. Ma in ogni occasione, non si governa secondo buon senso e in coerenza con obiettivi economici concreti, ma secondo l’interesse di assecondare i “clientes”, per consolidare il proprio consenso. I dati economici italiani molto negativi di questi giorni, segnalano una persistente condizione di decadimento, perché a nessuno interessa caricarsi sulle spalle operazioni impopolari, che non comportino vantaggi elettorali immediati. Per questa ragione la nostra economia non si riprende al contrario di altre. Prendiamo ad esempio il provvedimento ultimo del governo greco, che ha varato un pacchetto fiscale per rilanciare gli investimenti con una legge fiscale che sarà sottoposta al Parlamento di Atene nella seconda metà di novembre. Il provvedimento prevede un taglio della corporate tax dal 28 al 24% e un dimezzamento della tassa sui dividenti dal 10 al 5%.
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