Quando ero bambino le feste natalizie erano attesissime: in casa c’era un clima speciale. I miei genitori, i nonni le zie, erano tutti impegnati a preparare dolci e pietanze per pranzi e cene, ad addobbare l’albero di Natale e il presepe, per invitare parenti ed amici ogni sera a cena, a giocare a tombola, a fare musica.
In quel festosissimo continuo da fare, nello sfondo della mente, si faceva ogni tanto largo il tarlo della preoccupazione dei compiti ancora non fatti, e di quaderni e libri di scuola mai aperti da prima di Natale. “Pazienza mi dicevo”: ce n’è di tempo fino all’epifania per i compiti assegnati dall’insegnante; e rimandavo dando spazio ai divertimenti. Mi sono chiesto ieri, se non stessi avvertendo le medesime sensazioni, seppur con dinamiche nuove ed in una epoca diversa. La risposta che mi sono dato, è che percepisco lo stesso lieve turbamento, ma rimando comunque tutto il da fare: tanto di tempo ce n’è ancora tanto.