I lavoratori italiani percepiscono i salari più bassi tra i paesi OCSE: i paesi più industrializzati del mondo. Sono almeno venti anni che le retribuzioni sono al palo, e segnala una condizione permanente di disagio economico e sociale del paese che ha perso il tono economico a cui ci eravamo abituati qualche decennio fa. Le motivazioni sono svariate: dai contratti di assunzioni precari o part time, alla bassa produttività, alle eccessive tasse e contribuzioni sociali che continuano a registrare aumenti spesso ingiustificabili. Ma la motivazione più importante riguarda l’abbandono a se stessi dei fattori di sviluppo delle attività economiche.
Oltre alle eccessive tasse d’impresa, pesa gravemente l’esorbitante costo dell’energia rispetto al costo che sostengono i nostri concorrenti, per le nostre scelte antinucleari di anni fa, per la giustizia civile lentissima che non dà garanzie agli investitori, per il mancato aggiornamento infrastrutturale, per le mafie, per la pubblica amministrazione inadeguata, per una scuola inadatta a educare secondo lo sviluppo digitale, per il grande debito che anziché assottigliarsi cresce. Insomma da queste motivazioni e tante altre, abbiamo il prodotto amaro di un paese che va indietro come il gambero.
Penso che finché i cittadini non si sveglieranno dal torpore in cui si trovano da molto tempo, che vede taluni sfiduciati al punto da estraniarsi dalla vita politica, e altri che fanno tifo identico a quello che vediamo nel calcio, che prescinde dai meriti e demeriti. Dunque in assenza di una pubblica opinione in grado di prendersi le responsabilità del caso, il paese perderà il contatto con le dinamiche e ritmi del mondo, e scivolerà in un degrado irreversibile.