Nei decenni passati della Repubblica si inauguravano autostrade, acquedotti, ponti, porti, aeroporti, centrali idroelettriche, scuole, piazze, ospedali, fabbriche, oleodotti, gasdotti; insomma tutto ciò che potesse servire alla modernità e ricchezza del Paese. I capi partito, i ministri, i sindaci, i presidenti di regione, le preparavano con cura, naturalmente dopo aver deciso, progettato, ed eseguita l’opera pubblica. Ora tutto questo è ritenuto sbagliato. Secondo alcuni il progresso si ottiene distribuendo soldi che non ci sono e comunque non sudati. Chissà, forse costoro hanno trovato la formula magica di vivere senza preoccuparsi di lavorare. C’è comunque qualcosa che non torna.