in nessuna democrazia del mondo il leader di un partito al governo dichiarerebbe che sarebbe giusto non far votare gli anziani nelle competizioni elettorali per il rinnovo di ogni assemblea elettiva. Infatti Beppe Grillo, fondatore e vero capo dei Cinque Stelle, ha affermato con grande decisione che il diritto di voto degli anziani sarebbe nocivo al cambiamento, in quanto la loro espressione di voto annichilirebbe la possibilità per i giovani di essere padroni del loro tempo. Insomma l’ex comico, sottolineando che l’aspettativa di vita delle persone crescerà, mentre con la forte decrescita delle nascite i giovani saranno sempre pochi, il voto degli anziani porterebbe a soluzioni di governo sfavorevoli agli interessi dei giovani. Anzi aggiunge che il dato della astensione di molti giovani dal voto sarebbe determinata dalla loro frustrazione provocata dalla predominanza degli anziani.
Non è la prima volta che Grillo lancia provocazioni per la convivenza comunitaria, ma quest’ultima è davvero preoccupante. Non si cruccia dello squilibrio oramai evidente tra i poteri globali della finanza che depotenziano la forza della democrazia e che, in prospettiva, potranno originare una nuova servitù della gleba del terzo millennio; non si pone il problema di riequilibrare nello Stato democratico, i poteri dei ricchi che potrebbero soffocare quelli dei più poveri: si preoccupa di togliere il voto agli anziani per aiutare i giovani. Ascoltando sempre più frequentemente proposte e provocazioni davvero lesive del buon senso e della coesione comunitaria, che sono oramai diventate quasi normali, mi chiedo quanto tempo dovrà passare a che le persone, consapevoli dei tempi bui che viviamo, possano finalmente reagire aprendo una discussione vera e determinata per riportare la nostra comunità nel solco della propria tradizione e della civiltà democratica? Le Democrazie raramente cadono sotto i colpi dei propri nemici; cadono quasi sempre per le insufficienze, le vigliaccherie, gli errori dei democratici stessi.