Le urne sono state riposte nei magazzini da nove giorni, ma capi e sottocapi delle forze politiche parlano come se fossero ancora in campagna elettorale. Quelli che si sentono vincitori, ripetono in modo stentoreo, che sono disposti a fare un governo con altri eventuali interlocutori, se quest’ultimi fossero disposti a sostenere le proposte annunciate in campagna elettorale.
Ma nessuno ricorda loro – riguarda sia il centrodestra che i pentastellati – che presi singolarmente hanno molto meno della maggioranza relativa, con pressoché un terzo di consensi. Chi è invece uscito sconfitto dalle elezioni, il Pd, ripete che il problema di arrivare ad un governo riguarda solo i vincitori. Si vuole sperare che queste schermaglie siano solo iniziative di facciata, per esorcizzare le difficoltà che comunque sono presenti a causa della tripolarizzazione imperfetta del sistema politico italiano.
Ora, se si dovesse continuare a perdere tempo, sarebbe il caso di invocare lumi dallo spirito dell’esperienza di quel sant’uomo di Alcide De Gasperi, che persino quando raggiunse con il suo partito la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento, volle a tutti i costi una coalizione per meglio affrontare i guai del Paese. Siccome i guai di oggi non sono inferiori a quelli di ieri, è bene prendere esempio – come si usa di dire in questi tempi moderni – dalle italian best practices degasperiane.