La vicenda di Pamela Prati, la soubrette degli anni ottanta ancora in cerca di notorietà, ha fatto clamore per la montagna di bugie che ha impegnato per un lungo periodo più network televisivi, tre relativi conduttori e un numero enorme di telespettatori. Il tutto è stato imperniato su un immaginario fidanzato, Mark Caltagirone, con il quale si sarebbe sposata a giorni. Domande infinite su questo Mark che nessuno aveva potuto contattare, che la Prati voleva tenere riservato per ragioni di privacy. Ma come avviene in questi casi, il fidanzato era ben presente nei social con i suoi account, ma falsi. Ora questa storia, ben rappresenta l’epoca delle apparenze, dei clamori, delle fake. Il sistema della informazione e dei social, favorisce enormemente l’equivoco di fondo, sempre incombente nella società odierna: è la notizia che fa il fatto, non il fatto accaduto che dà origine alla notizia. Un differenza non di poco conto, se i presupposti possono essere così facilmente sovvertiti. In casi clamorosi come quelli che sto riportando, si dice che per evitarli è necessario avere capacità di discernimento; senza dubbio è vero. Ma non può bastare! I conduttori delle trasmissioni devono essere più professionali, nel senso di accertarsi bene delle situazioni prima di divulgarle, di saper pesare la attendibilità di chi intervistano. I gestori dei social, dal canto loro, non possono continuare a concedere account a persone di cui non si accerta la identità. Queste situazioni portano tv potenti ad inseguire storie inesistenti, e possiamo anche dire: poco male; tanto alla fine si può solo dire che si è perso tempo su fatti senza dubbio futili. Ad esempio, quando accade sui fatti economici o sulle calunnie gravi, a danno di persone? Credo che questa,frontiera dovrà essere esplorata meglio per poi cambiare verso. Altrimenti affideremo, come è accaduto, le nostre sorti a produttori incalliti di fake.