Sono almeno tre secoli che la Russia mira a insediarsi stabilmente nel Mediterraneo: da Pietro I alla zarina Caterina, fino allo Zar Nicola. È attratta dal mare nostrum per ragioni economiche, militari e culturali, e con alterne vicende ha cercato di influirvi. Ha dovuto però fare i conti prima con l’impero Ottomano, poi con la marina inglese ed infine con quella americana, dal dopoguerra sino ad i giorni nostri. Ora per la Russia, pare si apra una grande occasione grazie al vuoto politico crescente nell’area mediterranea. La Royal navy da molto si è ritirata, della vecchia potenza ottomana rimane solo una pallida ombra nonostante l’attivismo di Erdogan, gli americani tra errori e minori interessi rispetto al passato prossimo, danno sempre più segnali di smobilitazione per questa area regionale del mondo. Hanno commesso con Obama enormi errori nel 2011, durante la cosiddetta “primavera araba”, dando credito a soggetti che hanno concorso a destrutturare alcuni regimi, senza costruire nulla di alternativo se non l’anarchia dando possibilità ai russi di incunearsi nella confusione imperante. Poi con con con il ritirarsi dalla Siria, si è fatto il resto. In verità gli Usa non riescono più ad essere i poliziotti del mondo e l’area mediorientale-mediterraneo non costituisce più valore strategico per la sua conquista recente dell’autonomia energetica con lo shale gas. Di qui lo spazio grande che Putin intende coprire a scapito degli europei, che continuano a litigare su piccoli loro interessi sacrificando ancora una volta la loro sovranità con l’ignavia che li allontana dai propri antichi splendori. Dunque si stanno delineando nuovi assetti di potere geopolitico a scapito dei popoli del Vecchio Continente, con la oggettiva complicità dei governi dei principali Stati europei. Infatti preferiscono coltivare nelle loro piccole nazioni il loro piccolo potere insignificante rispetto ai nuovi assetti mondiali, invece di costruire la vera nuova e grande sovranità: quella degli Stai Uniti d’Europa.
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