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Il senso di speranza brasiliano

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Non è certo la prima volta che mi reco in Brasile, ed anche questa volta sono rimasto colpito dalla vitalità e dalla fiducia nel futuro del suo popolo. Te ne accorgi per le strade, nei ristoranti, nelle spiagge, nei supermercati, nelle chiese. Il primo stupore ti viene dal numero alto di donne incinte, di numerosissimi bambini in ogni dove, di giovani che sono dominanti per numero e vivacità in ogni attività di lavoro o di svago che sia. Non si poteva che avere un risultato di sviluppo demografico come quello ottenuto: in 50 anni la popolazione è più che raddoppiata. I servizi sono inappuntabili e le nuove città, nel corso degli anni assumono sempre più i profili architettonici e di decoro urbano elevati.

L’industria prospera anche grazie alle politiche imposte ai grandi produttori di beni internazionali: costruire in Brasile automobili, mezzi meccanici, capi di abbigliamento, prodotti alimentari e quant’altro, diversamente sui loro prodotti si sarebbe abbattuta la mannaia di salati dazi. Il turismo va a gonfie vele grazie a paesaggi e clima che attraggono da ogni parte del mondo, l’agricoltura è il punto di forza della Nazione. Ma la esperienza che più mi colpisce ogni volta, è la religiosità. Partecipare alle celebrazioni eucaristiche significa davvero gioia ed allegria. Incominciano i fedeli con canti ritmati e partecipatissimi, li segue il Presbitero ricordando il senso della speranza (ottimismo) proprio del cristianesimo. Per certi versi, mi sembra ogni volta di rivedere gli anni 60 italiani: fiducia nel futuro, grandi propositi, grandi aspettative, la richiesta di grandi diritti, convinti che ci volessero a supporto grandi doveri. 

 

Raffaele Bonanni: