Cinque anni fa è morto Giulio Andreotti. Sembra passato un secolo, eppure la sua esperienza di politico cristiano, rimane ancora viva nella memoria dei cittadini. Una persona che parlava quando serviva farlo, che agiva comunque sulle questioni fondamentali della comunità. Ha rispettato la opinione altrui, ma è stato tenace a tenere alta la sua. La sua esperienza politica iniziale all’ombra di De Gasperi, lo spinse ad avere un pensiero alto; per l’autonomia del proprio paese, ha favorito una concezione della politica come contraltare ai poteri forti: una azione pronta al compromesso, ma adoperandosi per una solida posizione di forza della sua parte politica. Ma questi furono anche i motivi della grande avversione di talune realtà nazionali ed estere, sempre pronti ad avversarlo e a denigrarlo a ragione e a torto, come accade nei confronti di grandi protagonisti. Infatti molti lo hanno disprezzato, tanti altri lo hanno osannato. Ha dovuto difendersi da accuse infamanti, ma in silenzio, senza fuggire, con tenacia, ha lottato per ottenere la restituzione dell’onore. Non ha accusato mai nessuno dei suoi guai, dimostrando tempra e dignità di uomo di Stato. Certo di questi tempi è difficile rintracciare comportamenti di questo tipo, ma proprio questo è il sintomo che fa preoccupare.
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