L'Ocse, l’organizzazione mondiale dei paesi più industrializzati, nel suo ultimo rapporto Working better with age, sottolinea che entro il 2050 nell’area occidentale europea, compresa l’Italia, gli inattivi supereranno gli attivi con grande problematicità per i fondi pensione che andranno in grande sofferenza, in quanto le entrate non ce la faranno a coprire le uscite per pagare gli assegni pensionistici. La ragione di questo sfasamento, riguarda la forte contrazione delle nascite, con la crescita esponenziale degli anziani dovuta alla evoluzione della medicina che ha allungato di ben 15 anni dal 1950 ad oggi l’aspettativa di vita delle persone. A tal proposito, il segretario della Uil Carmelo Barbagallo, ha affermato che per affrontare questo grave problema occorre organizzare le produzioni di beni e servizi in modo tale da ottenere soluzioni positive per avere quello che il sindacalista chiama ‘l’invecchiamento attivo’.
In effetti si possono trovare soluzioni sia legislative di incentivazioni per restare al lavoro, come soluzioni di sostegno nei contratti nazionali di lavoro che rendono più elastiche le mansioni da svolgere, in modo tale che i lavori più pesanti e stressanti andrebbero fatti dai giovani, quelli più tranquilli dagli anziani. Va detto che questa modalità già si usava nell'esperienza contadina, e se questa efficace e utile si dovesse emulare nelle fabbriche e nei servizi ci troveremmo di fronte a due occasioni importanti: restando di più al lavoro, gli assegni pensionistici si alzerebbero per queste persone, l’equilibrio tra entrate ed uscite nei fondi previdenziali aumenterebbe di molto. È ben strano che un sindacalista lo capisca mentre invece i politici sono ancora impegnati a promettere mirabilie pensionistiche: cioè fregature per tutti.