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Craxi: ora angelo, ora diavolo

Nella speciale occasione della commemorazione di Bettino Craxi dopo vent’anni dalla sua morte, ecco che finalmente si parla del politico, del segretario di un glorioso antico partito che ha concorso grandemente a costruire le fondamenta della Democrazia, dello Statista. Si è avvertita nel paese una prevalente onda di solidarietà e simpatia per “Bettino”, dopo anni di oblio provocato dal solito conformismo alimentato dai “vincitori”. Per loro Craxi ed il PSI, dovevano rappresentare la quintessenza dell’autoritarismo e della mancanza di etica. In effetti Bettino era metà angelo e metà diavolo, come gli altri politici. Però le differenze c’erano tra lui e le tantissime altre personalità politiche dell’epoca: era un grande innovatore; una persona determinata a mettere in pratica le sue idee; mentalità patriottica e nemico del conformismo.

Penso che la disposizione popolare a ricordarlo, con “saudade” nei suoi confronti, sia in qualche modo la reazione alla retorica del moralismo che concluse la esperienza della prima Repubblica e dei grandi partiti di massa. Sicuramente molti hanno ancora riconoscenza per quella classe dirigente che guidò il paese dal dopoguerra ai primi anni 90, in un crescendo di sviluppo democratico, sociale, economico e di consapevolezza del ruolo internazionale dell’Italia. Questa seconda Repubblica in definitiva cosa ci ha portato se non la proliferazione dei partiti, litigiosità sul nulla, tasse raddoppiate, debiti triplicati, una economia fortemente indebolita, servizi più scadenti, il cuore dei valori cristiani, principi, e tradizioni colpiti costantemente, una classe dirigente scadente, ruolo internazionale inesistente, corruzione imperante.

Penso che se volessimo utilizzare l’esempio più eclatante per descrivere l’ultimo venticinquennio, quello della gestione delle concessioni autostradali, credo sia la più fedele. In questi anni, quello che mi ha sempre colpito, è stato il furore giustizialista alimentato anche da chi non si era sottratto certamente ai criteri della prima Repubblica nel finanziamento irregolare delle campagne elettorali. L’ho valutato come la furberia, la più inaccettabile; la espressione più deleteria del conformismo dell’italietta. Per questa ragione negli anni 90, nonostante la mia vicinanza alle formazioni cattoliche, ma con un importante apprezzamento per la propensione alla innovazione dei socialisti craxiani; mentre alcuni che gli erano stati vicini lo rinnegavano, io per reazione, nel mio studio presso la Cisl, per anni usai a bellavista una foto di Craxi che copriva l’intero video del mio computer.

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