E'successo proprio in questi giorni ed è capitato anche a me. Sono stati arrestati alcuni malfattori che avevano travasato i soldi in banca o pensioni di alcuni manager con cosiddette pensioni d’oro, dai conti correnti dei malcapitati ai loro, con l’ausilio delle tecnologie digitali. I delinquenti erano dipendenti inps e comunali, e forti della loro dimestichezza con l’informatica e con il funzionamento degli enti da cui dipendono, hanno falsificato i dati e dunque hanno rubato ingenti somme. Anche io sono stato vittima di costoro con qualche differenza: hanno fatto risultare falsamente che avessi richiesto un finanziamento sostenuto dal mio quinto della pensione e si sono appropriati della somma. La cosa buffa è stata che avendo constatato che la mia pensione fosse 5-6 volte in meno delle altre vittime adocchiate, in una telefonata tra due malviventi uno di loro riferiva all’altro, che la somma fosse solo di 4 mila euro e che non valesse la pena prelevarli. Ho pensato leggendo i resoconti dei carabinieri, che mi hanno prelevato solo un quinto per compassione, al contrario delle somme intere dirottate dagli altri. Ora però, aldilà della spero simpatica considerazione, penso di fare le seguenti considerazioni: che nell’era del massimo sviluppo digitale, l’Inps risulti un colabrodo; che le finanziarie che finanziano il quinto dello stipendio autorizzano anche non in presenza dell’interessato; che la stampa ha riportato la notizia senza fare considerazioni su queste anomalie, ma solo che le vittime fossero benestanti; che le forze dell’ordine hanno chiamato l’operazione meritevole di cattura dei ladri, come operazione ‘robin hood’, cioè di persone che hanno intascato soldi altrui. Ma quello che più mi ha meravigliato è che nessuno dei media abbia sottolineato che la truffa l’ha subita solo l’Inps. Infatti dovrà farsi carico di ogni danno, giacché non ha saputo custodire come proprio servizio, i dati e i soldi altrui. Così è!
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