Ormai è una certezza: molti comuni fanno cassa con multe e posteggi per auto. Da qualche tempo, qualsiasi amministratore comunale confessa che non ha soldi per mantenere la baracca comunale. Saranno le eccessive spese rispetto alle entrate, sarà che lo stato si trattiene più denari di prima, sarà che i cittadini sono più poveri e più inoccupati e giocoforza pagano in ragione del meno che guadagnano, cioè inferiori tributi rispetto a ieri. Fatto sta che gli enti locali, invece che risparmiare, vanno alla ricerca di altre possibili entrate.
Tra Abruzzo e Campania, per esempio, ho notato che per lunghi tratti di strada, senza abitazioni e prive di insediamenti industriali o attività agricole, incredibilmente la velocità consentita non poteva superare che i 50 kilometri orari. Subito mi sono venute alla mente le multe pagate per sei, sette chilometri in eccesso; almeno, questo è stato scritto negli avvisi di multa recapitatemi. In alcune zone, l'automobilista può essere facilmente indotto a tenere una velocità più sostenuta in assenza di qualsivoglia attività umana. Di qui il sospetto che, più che tutelare il buon traffico, probabilmente gli obiettivi sono altri.
Se fosse così, il sospetto anche lontanamente di un interesse diverso, non fa altro che indebolire le istituzioni. Intanto, un numero elevatissimo di automobilisti di passaggio da quelle parti si duole per le troppe multe che piovono addosso a tutti i malcapitati. È il caso di dire: “attenti a quelle velocità”.