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Zambia, la situazione attuale ed il Rapporto di Amnesty International

In vista delle elezioni presidenziali del prossimo 12 agosto Amnesty International ha pubblicato un report sui problemi che affliggono il Paese

La Repubblica dello Zambia è uno Stato ubicato nell’Africa centro-meridionale, ex colonia inglese indipendente dal 1964, con una popolazione di oltre 13 milioni di abitanti avente come capitale Lusaka.

Il Rapporto di Amnesty International e la condizione pregressa del Paese

Tanto premesso, nei giorni scorsi, Amnesty International ha pubblicato un rapporto sulle condizioni del Paese avente un titolo estremamente evocativo Ruling by fear and repression ossia Governare attraverso paura e repressione che, in vista delle elezioni presidenziali e legislative del prossimo 12 agosto, pone in essere alcune riflessioni per quanto concerne il rispetto dei diritti umani. Rispetto a quanto precedentemente esemplificato, è utile sottolineare che, il Paese, nel corso dell’ultimo anno, ha visto una dialettica politica molto accesa tra il Fronte Patriottico – ossia il movimento politico del Presidente in carica Edgar Chagwa  Lungu – e le forze di opposizione che, in un periodo segnato dalla pandemia da Covid-19 e dalla crisi economica e sociale che hanno reso lo Zambia insolvente presso i propri creditori per quanto concerne il debito estero, contestano all’esecutivo diversi scandali legati a fenomeni corruttivi diffusi e traffici illegali di varia natura. In seconda istanza è propedeutico ricordare che lo Zambia possiede ingenti risorse minerarie, in particolare di rame, di cui è il secondo al mondo per quantità e, a tal proposito, negli scorsi mesi, ha destato preoccupazione la decisione della corte suprema di Lusaka che ha dato l’avvio all’estrazione di codesto metallo nell’area protetta del Lower Zambesi National Park, uno dei luoghi incontaminati più importanti dell’Africa centro-meriodionale.

Le violazioni evidenziate dal Rapporto di Amnesty International

In particolare, il rapporto di Amnesty International, analizza il periodo storico intercorrente tra il 2012 ed il 2020 da cui emerge che nel Paese vi sono state diverse violazioni, soprattutto per quanto concerne il diritto alla vita espresso dall’articolo 12 della Costituzione dello Zambia il quale è stato trasgredito più volte in questi anni, in quanto vi sono state molte persone che hanno perso la vita a causa dell’eccessivo e indiscriminato uso della forza da parte delle forze dell’ordine. Successivamente vi è stata una sistematica riduzione della libertà di associazione mediante i cosiddetti NGO Act e Society Act che di fatto permettono ad un funzionario afferente al Ministero dell’Interno di decidere in merito alla possibilità o al diniego di registrare una associazione in base a requisiti di idoneità stabiliti dall’esecutivo in carica. Oltre a quanto detto, nella sopracitata Repubblica, il governo ha ristretto molto il diritto a manifestare attraverso l’uso di una legge risalente al periodo coloniale e denominata Public Order Act che di fatto concede esclusivamente alle forze di polizia l’autorità per concedere o meno l’autorizzazione per una determinata manifestazione. In seguito, durante il governo del Fronte Patriottico, secondo il presente rapporto, è stata fortemente ridotta la libertà di espressione mediante l’utilizzo di una legge promulgata durante il periodo coloniale che punisce la diffamazione del Presidente della Repubblica, la quale è stata utilizzata con intento vessatorio nei confronti delle opposizioni critiche al governo. In conclusione, alla luce di quanto scritto nel rapporto di Amnesty International, è fondamentale che in Zambia si dia inizio ad un processo di profonde riforme con l’obiettivo di realizzare un futuro stabile e sostenibile per i giovani sradicando nel contempo la corruzione endemica come ha esemplificato il Vescovo di Chipata e Presidente della Conferenza Episcopale Nazionale Monsignor George Zumaire Lungu lo scorso 12 marzo in occasione della Giornata Nazionale della Gioventù.

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