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Zamagni a Interris.it:”La medicina è una priorità nella spesa pubblica”

Intervista di Interris.it sull'impatto sociale della medicina alla professoressa Vera Negri Zamagni, tra le più autorevoli storiche dell’economia in Europa

“La pandemia ci aiuta a riscoprire che ci sono delle priorità nella spesa pubblica e la medicina è certamente una di queste”, afferma a Interris.it la professoressa Vera Negri Zamagni, tra le più autorevoli storiche dell’economia in Europa.

Medicina e società

L’impatto sociale della sanità la professoressa Vera Negri Zamagni lo ha approfondito da accademica e sperimentato sul campo da presidente dell’Associazione amici dell’Hospice Seragnoli di Bologna e vicepresidente della ong Cefa. All’Alma Mater di Bologna e alla Johns Hopkins University, linsegna storia istituzionale, dell’industria e della finanza. Ha fondato la “Rivista europea di storia economica” pubblicata dall’Università di Cambridge, è stata membro del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). Reggente della filiale di Bologna della Banca d’Italia. Vicepresidente della giunta regionale dell’Emilia-Romagna. Assessore regionale alla Cultura. E’ sposata con l’economista Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze sociali. Ha scritto numerosi testi scientifici sul processo di sviluppo economico italiano dall’unificazione a oggi. Con particolare riferimento agli squilibri regionali. Alla distribuzione del reddito. Agli standard di vita. Alla business history. All’intervento dello Stato. E allo sviluppo del movimento cooperativo.

Operatori sanitari in un reparto di terapia subintensiva

La pandemia ci aiuta a riscoprire il valore sociale della medicina?

“Ci eravamo tanto cullati in una illusione. E cioè che bastassero ospedali molto attrezzati per preservare al meglio la salute della popolazione. Aiutati in Italia da una dieta più salutare di quella di tanti altri paesi e da un clima più mite. Invece, ci siamo resi conto che bisogna essere pronti a fronteggiare malattie infettive ignote. E soprattutto, che gli ospedali non vanno intasati con pazienti che possono essere curati in altre strutture più agili”.Per tanti anni di sanità si è parlato quasi soltanto in termini di tagli e ridimensionamenti, l’emergenza Covid fa riscoprire la centralità della salute?

“Come ci sono priorità nella spesa pubblica, ci sono anche priorità nei consumi privati. I cittadini devono essere consapevoli che l’allungamento degli anni di vita ha dei costi. E questi costi vanno coperti. Perciò i cittadini devono essere pronti a restringere i consumi di gadget. Magari piacevoli, ma non utili per la salute”.Può farci un esempio?

“Occorre che scelgano comportamenti ‘virtuosi’. In termini di alimentazione e di attività fisica. Comportamenti che fanno ammalare di meno e mantengono l’equilibrio fisico più a lungo. Nessuno si augura di vivere lunghi anni in carrozzella o allettato. A volte si viene colpiti a qualunque età da malattie che non possono essere evitate. E di fronte a queste occorre dispiegare tutta la cura possibile. Ma troppo spesso sono gli stili di alimentazione, di attività fisica, di consumi impropri (tabacco, alcol, droghe, etc..) che rendono faticosi e spiacevoli tanti anni di vita. E hanno costi elevatissimi per la comunità. Occorre quindi che i cittadini mostrino maggiore responsabilità nei confronti della propria salute”.Il Presidente della Repubblica e il Papa hanno più volte richiamato in questi mesi la necessaria salvaguardia del bene comune.  Serve un salto di qualità nel modo di considerare la sanità?

“A quanto già detto, va aggiunto che la salute non è un bene che si possa salvaguardare solo a livello individuale. Questo si vede molto bene nelle epidemie. Perché chi è colpito diventa origine di malattia per gli altri. Ma anche le altre malattie sono sempre fonte di disagio ‘sociale’. Perché mobilitano parenti per la cura. Perché fanno mancare l’apporto della persona malata alla società. Perché distruggono famiglie”.A cosa si riferisce?

“Va tenuto presente un elemento fondamentale. I presidi ospedalieri, le ricerche sulle malattie, la produzione farmaceutica sono tutte attività intrinsecamente sociali. I paesi che meglio affrontano la spesa sanitaria sono quelli che offrono servizi per tutta la popolazione finanziati con la tassazione. Ossia con il contributo di tutti. Da qui la responsabilità individuale di pagare le tasse da un lato. E dall’altro di realizzare comportamenti che non facciano aumentare sconsideratamente la necessità di spesa”.Quale lezione sanitaria e sociale è possibile trarre dalla pandemia?

“Le lezioni sono quelle già indicate, a cui ne aggiungerei un’ultima. La salute si protegge non solo con un ben organizzato sistema sanitario ex-post (per curare la gente che si è ammalata). Ma anche con attività di prevenzione ex-ante. Occorre educare i giovani, e i meno giovani, ad una sana alimentazione. Ad attività che rafforzino il fisico (già i romani dicevano ‘mens sana in corpore sano’!). A stili di vita che onorino gli sforzi fatti da tanti scienziati per allungare la vita, rendendola degna di essere vissuta. Alla comprensione che si vive meglio collaborando alla salute di tutti, come al benessere materiale e spirituale di tutti”.

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