Non hanno un volto né una localizzazione. Nell’epoca “sempre connessa” i clochard restano gli “invisibili”. Le esistenze finora mai “mappate”. Tra sistemazioni di fortuna e aggregazioni spontanee. Vite-fantasma spese nell’indifferenza del resto della popolazione. Una lacuna tanto più grave in pandemia. Quando l’emergenza sanitaria rende indispensabile individuare chi ha bisogno di essere soccorso e vaccinato. Nel censimento 2021 per la prima volta ci saranno anche i senza fissa dimora. Sono in corso, infatti, le rilevazioni statistiche anche per le persone difficili da rilevare. Circa 500 mila senza tetto.
Senza volto
Il censimento permanente della popolazione e delle abitazioni 2021 si pone come obiettivo anche la rilevazione delle convivenze anagrafiche. E delle cosiddette “popolazioni speciali”. Ovvero le popolazioni elusive. Costituite da persone senza tetto. Senza fissa dimora. O che vivono nei campi attrezzati. E negli insediamenti tollerati o spontanei. Una platea che potrebbe essere di circa mezzo milione di persone. “Esse – spiega in una nota l’Istat – rappresentano un universo variegato. E di difficile intercettazione sul territorio. Nell’ambito della rilevazione censuaria che ha richiesto un importante cambio di paradigma metodologico“.
Point in time
Con i censimenti della popolazione i senza fissa dimora e i senza tetto erano rilevati con tecnica “point in time”. Ossia una rilevazione effettuata nel corso di una notte nei grandi comuni. Con l’obiettivo di individuarne il maggior numero possibile. Ciò accadde per la prima volta nel 1991 e, in seguito, nel 2011. Nel censimento di quest’anno si utilizzano invece come fonte i registri. Dai quali dedurre le informazioni anagrafiche su queste popolazioni. A completamento del conteggio. E della definizione della struttura demografica della popolazione. Al censimento del 2011 erano circa 125 mila le persone rilevate in “altro tipo di alloggio”. Cioè persone che vivevano nei campi attrezzati. Nelle baracche. Nei garage. E nelle situazioni di fortuna. Compresi circa 35 mila senza tetto. E si ipotizza che nell’arco di dieci anni questa parte della popolazione sia aumentata. Come conseguenza della crisi economica.
Accoglienza
Nel 2014 è stata siglata una convenzione. Tra Istat. Ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora. Caritas Italiana. Ed è stata così realizzata in 158 comuni un’indagine sulla condizione delle persone che vivono in povertà estrema. Dall’indagine è emerso che, nei mesi di novembre e dicembre 2014, hanno utilizzato almeno un servizio di mensa o accoglienza notturna 50 mila 724 persone senza dimora. Il 2,43 per mille della popolazione regolarmente iscritta nei comuni considerati. Un valore in aumento rispetto a tre anni prima. Quando era il 2,31 per mille (47 mila 648 persone).
Marginalità senza volto
Con il censimento Istat in corso e l’uso dei registri si vuole arrivare a identificare con maggiore dettaglio gli “invisibili”. Cioè le persone che vivono in situazioni di marginalità. Nelle convivenze anagrafiche. I senza tetto. I senza fissa dimora. O coloro che vivono nei campi attrezzati. E negli insediamenti tollerati o spontanei. Un aggregato di più di 500 mila persone.