Arte, musica, cultura e ripartenza. Vi è mai capitato di farvi cullare da quel suono dolce e melodioso che un pianoforte sa dare? É come una carezza per l’anima, la buonanotte della mamma e il bacio sulla guancia prima di addormentarti. “La musica è un rifugio per l’anima“ così la definisce Clelia Cafiero, Assistente Direttore di Opera
Marsiglia (Francia).
La direttrice, classe 1986 è una pianista e direttore d’orchestra italiana, orgoglio della Campania e dell’Italia intera. È stata pianista in orchestra del Teatro alla Scala di Milano. Per la stagione 2019/2020 e 2020/2021 ha ottenuto l’incarico di Assistente Direttore di Opera Marsiglia (Francia). In un’intervista per Interris.it ha raccontato la sua ripartenza, ma soprattutto cosa ha rappresentato per lei non poter più salire sul podio per tanti mesi.
Un pubblico di nicchia per la musica classica
Il campo della musica classica è particolare perché ha un pubblico abbastanza ristretto e quindi già da tempo la fruizione della musica classica è diversa dalla musica pop che è fruibile anche attraverso i media. Per questo motivo è un settore che ha già delle problematiche di base. Il virus poi sconvolto le vite di tutti, ha creato anche dei disagi a livello psicologico negli artisti abbastanza importanti. Questo perché l’arte si esprime soltanto nel praticarla. Chi è musicista fa musica donandola e nel momento in cui lo fa dona tutto al pubblico che risponde a questo dono che l’artista fa sul palco con il suo applauso ed il suo approccio positivo. Il virus invece ha bloccato la comunicazione. Noi siamo tanto toccati perché ci hanno tolto la materia principale. Noi, infatti, siamo al servizio sia della musica che del pubblico“.
Un terremoto dello spirito
“Chi fa della propria passione un lavoro sa che sarà duro. Quando ti ritrovi però in una sala vuota e non è dovuto a te ti senti venire meno come persona. Il fatto che sia arrivato un virus del genere è come avere uno scombussolamento totale come un terremoto dello spirito. Siamo stati messi in una condizione in cui bisogna rassegnarsi. Da metà marzo a fine giugno abbiamo dovuto cancellare tutti i concerti e rinunciare ad una parte del nostro vivere. Poi c’è il problema psicologico perché per chi come me è abituato a stare sotto i riflettori, non esserci per molto tempo ti crea un vuoto enorme”.
L’arte è qualcosa di sublime
“Abbiamo dovuto poi rinunciare a una parte del nostro vivere perché l’artista vive di quello che fa con il cachet. L’ arte è sublime è qualcosa di non umano ma bisogna anche capire che c’è gente che vive di questo. Poi c’è il bisogno psicologico perché qualcuno come me che è abituato a vivere sotto i riflettori per la metà del mese almeno se gli togli questo comincia a vivere dei disagi che si esprimono in paura e insicurezza. Io mi sono personalmente battuta qui in Francia per una ripresa difficilissima all’inizio. Così ho proposto un progetto a titolo completamente gratuito coinvolgendo i solisti del opera. Un progetto per dire grazie. Grazie a chi si è battuto tanto per aiutarci piuttosto che stare in confinamento. Il Comune di Marsiglia e poi lo stato francese hanno molto apprezzato il prodotto, tanto che il video è finito anche sul notiziario francese. In fondo la musica è quella cosa che in qualunque momento della vita ti aiuta, se sei felice o sei triste hai sempre la tua canzone di riferimento. Ed in effetti tante persone hanno apprezzato il nostro lavoro. É stata una grande soddisfazione. La voce dell arte al servizio della vita. La musica è qualcosa che tocca profondamente l’emotività e la spiritualità. Può essere sempre un rifugio. Evoca delle sensazioni, lavora soprattutto con l’animo e non con la testa”.
Un regalo inaspettato
“Il 19 settembre, nel giorno del mio compleanno, ho ricevuto una bellissima notizia. Mi hanno chiesto di dirigere l’orchestra con un organico ridotto in occasione dell’apertura di stagione. Una notizia bella, ma che allo stesso tempo ha portato anche un pizzico di tristezza. Il teatro non sarebbe stato pieno, e l’orchestra dimezzata. Certo è stato un segnale di ripartenza, ma comunque una ripartenza a metà. Questo lavoro deve andare avanti non si può imporre uno schermo basando tutto sui concerti in televisione. Non si può ridurre a questo il futuro della musica”.