Il termine povertà educativa indica l’impossibilità per bambini e ragazzi di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e ispirazioni. Secondo gli ultimi dati disponibili, soprattutto con l’incidere della pandemia da Covid – 19, in Italia il 13,5% del totale dei bambini e ragazzi presenti è in uno stato di povertà assoluta. In altre parole, nel paese, c’è una popolazione di 1 milione e 337 mila minori che non accede a beni e servizi, tra cui un’educazione e un’istruzione di qualità, considerati essenziali per garantire uno standard di vita accettabile e una crescita consona.
L’esperienza di Padova
La Caritas diocesana di Padova, in considerazione dell’accentuarsi delle difficoltà sociali ed economiche delle famiglie nell’ultimo biennio, attraverso il progetto “E’ per te”, ha sviluppato una serie di strategie innovative tese ad attivare le comunità locali, partendo dalle parrocchie, con l’obiettivo di arginare la povertà educativa minorile. Interris.it, in merito a questo progetto educativo, ha intervistato la dott.ssa Elisabetta Vergani, psicologa dello sviluppo della socializzazione, membro del centro di ascolto della Caritas diocesana e coordinatrice del progetto “È per te”.
L’intervista
Come e con quali obiettivi nasce il progetto “È per te”?
“Il progetto “È per te” nasce all’interno della Caritas di Padova nel 2018/2019 e si è consolidato nel 2020, durante la pandemia in cui, le disparità socioeconomiche delle famiglie, si sono accentuate. È partito come progetto pilota promosso dalla Caritas diocesana, rivolto al tema della povertà educativa che, si era molto acuita nel periodo del Covid-19 e, parallelamente, fare da stimolo alle nostre realtà parrocchiali per agire sul tema attraverso una sensibilizzazione sul tema e l’attivazione di risorse in merito”.
Quali sono le azioni che hanno connotato di più il percorso di inclusione del progetto “È per te”?
“C’è stata la prima fase in cui, una volta individuati dei territori che corrispondevano alle parrocchie di competenza, si è iniziato un lavoro che è partito dai sacerdoti, dai gruppi Caritas parrocchiali e vicariali, allargandosi poi al coinvolgimento dei servizi sociali, scuole ed altre realtà sociali attive sul tema dei minori. La prima parte del lavoro, che poi si è mantenuta, è stata l’attivazione di una rete sul tema della povertà educativa, che partisse dalle parrocchie con il supporto di un educatore specializzato. In seguito, con questo gruppo, si sono individuati in ognuno dei territori prescelti, quattro nella prima annualità e sei nella seconda, cinque nuclei familiari con minori. Essi sono caratterizzati da una situazione di povertà, non necessariamente solo economica, ma anche di stimoli e capacità genitoriale. Successivamente, il progetto è continuato con la presa in carico di questi gruppi, che sono stati accompagnati dalle nostre educatrici, con un supporto sia di tipo educativo che economico, affinché i minori potessero avere accesso ad una serie di opportunità per cui precedentemente non avevano possibilità”.
Quali sono i vostri auspici per lo sviluppo del progetto? Come si può aiutare la vostra attività?
“Auspichiamo che, le famiglie e in particolare i minori, che hanno beneficiato di questo aiuto, abbiano avuto un arricchimento personale in termini di competenze e di relazione con il territorio che possa rimanere stabile nel tempo. L’altro obiettivo molto importante è che, le comunità parrocchiali e territoriali, sulle quali abbiamo investito con comunicazione, supporto e generazione di rete, possano diventare generative rispetto al tema della povertà educativa, portando ad esempio le parrocchie a mettere in campo iniziative in questa direzione. Desideriamo che rimanga l’onda lunga dell’attenzione dei nostri territori e, in particolar modo, delle parrocchie”.