Il venerabile Jérome Lejeune: “Padre della medicina ippocratica del futuro”

Foto di Miguel Cuartero

Nei giorni scorsi, presso la nuova sede della Accademia Per la Vita, sita oggi in Piazza San Callisto 16, è stato presentata il libro Jérome Lejeune, la libertà dello scienziato edito da Cantagalli editore e scritto dalla postulatrice della causa di beatificazione e canonizzazione del medico e scienziato francese, Aude Dugast, presente all’evento.

Chi era Jérome Lejeune

Jérome Lejeune (1926-1994) fu medico genetista francese conosciuto per i suoi studi sulla sindrome di Down (fino ad allora conosciuta anche come “mongolismo”). Fu lui a scoprire che non si trattava di un ritardo cognitivo ereditario ma di una anomalia cromosomica e, nello specifico, la presenza di una copia in più del cromosoma 21 in ogni cellula (da cui la denominazione “trisomia 21”). Una scoperta rivoluzionaria che non solo diede impulso alla carriera di Lejeune, ma pose anche le basi per lo sviluppo della genetica medica. L’evento è stato organizzato in occasione di un doppio anniversario: a trent’anni dalla morte del prof. Lejeune e della nascita della Pontificia Accademia per la Vita, istituita da papa Giovanni Paolo II nel 1994, di cui il medico francese fu fondatore e primo presidente.

Foto di Miguel Cuartero

La biografia

La biografia, frutto del lavoro di diversi anni e della lettura di tutti i documenti in archivio relativi a Jérome Lejeune (testimonianze, articoli scientifici, carteggi privati, diario personale…) rappresenta un documento essenziale nel processo di canonizzazione del servo di Dio che sembra avviato al termine in attesa dei due miracoli che sanciscano definitivamente la santità del candidato (uno per la beatificazione e uno per la canonizzazione).

L’evento

A moderare l’evento il Cancelliere della Accademia per la Vita don Renzo Pegoraro che, all’interno dell’Accademia vaticana si occupa dei temi di bioetica, biodiritto, della difesa della vita e della dignità umana alla luce della morale cattolica. A presiedere l’incontro mons. Vincenzo Paglia Presidente dell’Accademia per la Vita e Gran Cancelliere dell’Istituto Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia.

L’intervento di mons. Paglia

Nel suo intervento, mons. Paglia ha ringraziato Aude Dugast per la “preziosa e completa biografia del servo di Dio Jérome Lejeune”. Paglia ha poi sottolineato l’importanza della figura e del messaggio di Lejeune come un “membro attuale” della Accademia e non solamente come fondatore e ideatore. Inoltre, in qualità di membro della Congregazione per le cause dei santi, mons. Paglia si è detto particolarmente attento alla causa e grato per il processo di canonizzazione del fondatore ricordando l’attualità del suo messaggio per le sfide che la Chiesa e la società sono oggi chiamate ad affrontare: “La qualità di una civiltà si misura dal rispetto che mostra per i suoi membri più deboli. In questa frase del Venerabile Servo di Dio Jérôme Lejeune, si condensa l’importanza e l’attualità della sua ricerca e del suo insegnamento sul piano scientifico ed umano. Un messaggio ed un monito sempre valido”.

I relatori

Presenti come relatori il prof. Jean-Marie Lé Méné, Presidente della Fondazione Lejeune e genero di Jérome Lejeune, la prof.ssa Monica Lopez Barahona, della Cattedra internazionale di Bioetica Jérôme Lejeune, il prof. Giuseppe Novelli, Ordinario di Genetica Medica all’Università di Roma “Tor Vergata”. Nel suo intervento il prof. Lé Méné ha ricordato lo storico discorso che Lejeune ha pronunciato nel 1969 a San Francisco presso l’American Society of Human Genetics dopo aver ricevuto il prestigioso premio William Allen Memorial Award. Nel suo discorso Lejeune pose i colleghi genetisti di fronte alla loro responsabilità storica: “uccidere o non uccidere”. “Per la prima volta uno scienziato metteva in guardia la società dalla tentazione di condannare a morte i pazienti per motivi medici”, chiamando a distinguere i ruoli della tecnica, della medicina e della filosofia.

Aude Dugast: “La storia di Lejeune è essa stessa un romanzo”

Quel potente e coraggioso discorso – pronunciato a dieci anni dalla sua scoperta della trisomia 21 – costò a Lejeune la reputazione personale e il sostegno della comunità scientifica, ha ricordato Aude Dugast nel suo intervento. Lui ne era pienamente consapevole, sapeva che avrebbe subito conseguenze negative per la sua carriera (e vedere sfumare la possibilità di ricevere il premio Nobel), e così fu (col taglio sistematico di fondi per la ricerca e l’isolamento professionale). Ma fu così che Lejeune dimostrò il suo coraggio, prendendo la decisione di difendere e promuovere la verità a costo di perdere il prestigio personale. “La storia di Lejeune è essa stessa un romanzo. Non ho avuto bisogno di aggiungere o modificare nulla per rendere la storia più avvincente”, ha affermato l’autrice che ha aggiunto “non si può parlare di Lejeune, senza parlare della sua famiglia, della moglie e dei suoi figli” ai quali era molto legato e con i quali ha condiviso ogni tappa della sua vita, le buone e le cattive notizie. La figura di Lejeune è l’esempio della santità dell’intelligenza, perché ha saputo tenere assieme, senza separarle, l’intelligenza e la fede. Se è vero che Lejeune è considerato il padre della genetica moderna è ancora più vero che possiamo considerarlo il padre della medicina ippocratica del domani. Il suo attaccamento al paziente gli dava qualcosa in più perché univa la sua missione scientifica col piano della carità affermando sempre che non è possibile aiutare nessuno con la morte. Così – nello scenario scientifico attuale – Lejeune apre la strada per un nuovo corso nella medicina del futuro.

La visione profetica della scienza

La dott.ssa Monica Lopez Barahona ha ripercorso l’itinerario biografico e spirituale di Lejeune sottolineando la sua capacità di coniugare sapientemente scienza e coscienza e la sua visione profetica della scienza e della medicina «in un momento storico in cui la soppressione della vita di un bambino nel grembo materno è stata elevata a diritto costituzionale (vedi il caso francese) e in cui è stata recentemente approvata una risoluzione a livello europeo per includere un presunto “diritto all’aborto” nella Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea». Oggi è più che mai attuale il monito di Lejeune che invitava la società e la comunità scientifica a prendersi cura dei suoi membri più deboli. “Lejeune – ha proseguito Lopez Barahona – cambiò totalmente la percezione di molti genitori sui loro figli, e anche la percezione della società e seppe restituire alle persone con Sindrome di Down quella dignità e quella speranza che fino agli anni ’50 non venivano loro riconosciute”. Il prof. Novelli ha illustrato la portata storica delle scoperte scientifiche di Lejeune e quanto la comunità scientifica gli sia oggi debitrice, in modo particolare per nascita della citogenetica clinica. Anche Novelli ha fatto memoria del discorso del 1969 ricordato dagli scienziati come un vero e proprio “terremoto”.

Miguel Cuartero Samperi: