Valastro: “Garantire assistenza sanitaria è un atto di umanità”

“La nostra missione è quella di raggiungere ed aiutare più persone possibile, senza alcuna distinzione”, dice a Interris.it il presidente di Croce Rossa italiana (cri) Rosario Valastro in merito all’assistenza sanitaria per persone senza dimora

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“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”, recita l’articolo 32 della Costituzione italiana. Per una quota di persone questa garanzia è parziale, incompleta, coperta solo dalla solidarietà del volontariato e dai servizi del pronto soccorso. Sono gli “invisibili” della società, coloro che per via della loro condizione di homelessness si trovano privi dei diritti che hanno gli altri che camminano lungo le loro stesse strada, che per loro spesso sono anche giaciglio. Le persone senza dimora, infatti, censite dall’Istat in oltre 96mila nel 2021, quasi il doppio rispetto all’indagine precedente, sono prive della residenza anagrafica, perché l’hanno persa o non ce l’hanno mai avuta nel nostro Paese, requisito necessario per accedere ai servizi del territorio offerti dalla pubblica amministrazione, come l’iscrizione alle liste dell’azienda sanitaria locale e la scelta del medico di medica generale – il medico di base. Restano ai margini, anzi oltre, del Servizio sanitario nazionale.

Per garantire l’assistenza sanitaria a chi è emarginato, le Regioni Emilia-Romagna e Puglia hanno approvato leggi regionali per consentire, con la presa in carico di servizi sociali in un caso e con la collaborazione della realtà del Terzo settore dall’altro, alle persone senza dimora l’iscrizione all’anagrafe sanitaria e vedersi assegnato il medico di base.

Manca però una copertura nazionale, per tutelare la salute come diritto fondamentale di ogni individuo. Un primo passo è stato compiuto il 25 giugno con l’approvazione all’unanimità dell’Aula di Montecitorio della proposta di legge (pdl) che modifica il comma 3 dell’articolo 19 della legge istitutiva del Ssn, quello del vincolo della residenza, e prevede di avviare una sperimentazione di due anni nella 14 Città metropolitane italiane. In attesa del passaggio al Senato, Interris.it ha parlato di assistenza sanitaria alle persone senza dimora con chi già se ne occupa: il presidente di Croce Rossa italiana Rosario Valastro.

La salute è un diritto fondamentale e vanno garantite cure gratuite agli indigenti. Ultimi tra gli ultimi ci sono gli “invisibili”, le persone senza dimora che non hanno una residenza anagrafica e sono prive di accesso ai servizi sanitari. Cosa fa Croce Rossa Italiana per aiutarli?

“Attraverso l’attività dei Comitati sul territorio, le Volontarie e i Volontari della CRI forniscono supporto quotidiano ai senza fissa dimora. Un’attività che, grazie alle Unità di Strada, è costante nell’arco dell’anno e ci consente di rispondere alle loro necessità primarie. Un lavoro incessante attraverso il quale garantiamo a quanti vivono ai margini un supporto socio-sanitario che altrimenti non avrebbero. Non forniamo solo cibo o coperte, aiutiamo queste persone nel contrasto alle solitudini, cerchiamo di favorire percorsi di inclusione sociale e forniamo loro kit per l’igiene personale”.

Cosa fanno le Unità di Strada? Operano solo nelle strade o anche negli insediamenti spontanei?

“Noi siamo presenti ovunque ce n’è bisogno, per chiunque, nessuno escluso. Siamo pronti ad intervenire per ogni donna o uomo in difficoltà. Le Unità di Strada sono costantemente impegnate per fornire supporto alle persone senza dimora e a quante vivono in ripari di fortuna, un’attività particolarmente intensa nei mesi invernali, caratterizzati da temperature più rigide. Il servizio delle Unità di Strada, come detto, è pensato per fornire supporto a quanti vivono in condizioni di grave deprivazione economica, oltre che di isolamento sociale”.

Chi incontrate per strada?

“Ogni sera i nostri Volontari incontrano donne e uomini che vengono da vissuti sociali diversi. Cercano di ascoltare le loro storie, di capire se hanno particolari necessità. Ci sono persone che si sono trovate d’improvviso senza un lavoro, con l’impossibilità di pagare le bollette, l’affitto, di comprare da mangiare. Alcune dormono nei parchi, altre in terra, vicino alle stazioni o, più in generale, dove capita. Sono migliaia”.

Distribuire generi di conforto non è solo dare un aiuto materiale, ma anche stabilire un contatto umano?

“Con molte delle persone che aiutiamo si è creato ormai un rapporto di familiarità. Ci conoscono, sanno che di noi si possono fidare. Le Volontarie e i Volontari sanno ormai come entrare in contatto con loro e questo, oltre a portare aiuto, è l’aspetto più bello per quanti, come noi, gli sono vicini. Molto spesso ci raccontano che le persone quasi non si accorgono della loro presenza. Per noi la loro dignità umana ha un valore inestimabile e pensiamo sia importante fare sentire a chiunque vive ai margini l’importanza di essere rispettato come persona. Questa nostra umanità a volte è sufficiente affinché ci regalino un sorriso”.

Come cambiano i bisogni?

“Ogni persona ha necessità specifiche che di volta in volta cerchiamo di identificare.  Ci sono poi delle priorità dettate da momenti particolari dell’anno, in cui magari le temperature si fanno particolarmente sentire. Soprattutto l’inverno, purtroppo, è spesso concausa della morte di persone senza fissa dimora. Davanti a quella che ormai, nella stagione invernale, è una casistica piuttosto frequente, abbiamo solo un modo per rispondere: la creazione di un maggior numero di ricoveri temporanei”.

Il servizio di medicina di strada in cosa consiste?

“L’impegno di medici ed infermieri volontari ci permette di fornire una valutazione medica e cure di base ai senza fissa dimora. In alcuni casi, forniamo loro anche dei farmaci di base”.

Di fronte a un caso grave, portate la persona in pronto soccorso?

“È fondamentale per noi agire valutando la sicurezza e la salute del paziente. Come detto, attraverso la medicina di strada, in alcuni casi riusciamo a fornire il supporto necessario alle persone senza fissa dimora. Quando la situazione è grave, come è chiaro, la persona viene portata in pronto soccorso per le cure e i controlli del caso”.

Recentemente alla Camera dei deputati è stata approvata all’unanimità la proposta di legge, che deve passare al Senato, che propone di far iscrivere alle liste degli assisti delle Asl le persone senza dimora prive di residenza. Un passo avanti per poter fornire assistenza sanitaria “standard” e non emergenziale ai più fragili e marginalizzati della società?

“Si tratta di un provvedimento importante, che tiene conto del rispetto della dignità e della salute di quanti non possono accedere alle cure di cui necessitano. Essere un senza fissa dimora non è una colpa. Arrivare a garantire l’accesso ai servizi e alle cure sanitarie a quanti non hanno una casa è un atto di grande umanità, quell’umanità che deve essere alla base di qualsiasi società civile, di qualsiasi popolazione”.

Le persone senza dimora in Italia sono quasi 100mila secondo Istat. Quante se ne possono realisticamente raggiungere qualora la pdl diventasse legge?

“Il nostro obiettivo è essere ovunque per chiunque. Rispondendole per quanto riguarda la Croce Rossa Italiana, la nostra missione è quella di raggiungere ed aiutare più persone possibile, senza alcuna distinzione, cercando di alleviare le sofferenze di chiunque abbia bisogno di aiuto”.