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Vacanze solidali per i giovani ucraini: l’esperienza di Frabosa Soprana

L'esperienza del camp estivo solidale rivolta ai giovani ucraini messa in campo da Caritas e Acli e spiegata a Interris.it dal dott. Andrea Villa, presidente delle Acli provinciali di Milano e Monza-Brianza

A quasi due anni e mezzo dall’inizio della guerra in Ucraina scoppiata il 24 febbraio 2022, una generazione di bambini e ragazzi, sta vivendo le conseguenze peggiori in termini di violenza, paura, perdita e tragedia. Molti di loro sono stati uccisi, feriti, costretti ad abbandonare le loro case, a perdere un’istruzione fondamentale e a vedersi negati i benefici di un ambiente sicuro e protetto. Il conflitto, inoltre, sta provocando un impatto devastante anche sulla salute mentale e sul loro benessere. Basti pensare che, secondo le ultime stime disponibili, quasi due milioni di bambini, siano a rischio di depressione, ansia, disordini da stress post traumatico e altri problemi di salute mentale, con conseguenti implicazioni a lungo termine.

L’esperienza di Caritas e Acli

Caritas Italiana e Acli Milanesi, con l’intento di lenire le sofferenze delle bambine e dei bambini ucraini, stanno attuando l’iniziativa denominata “è più bello insieme”, un particolare esempio di fraternità che, durante quest’estate, sta avendo luogo in provincia di Cuneo, precisamente a Frabosa Soprana, una località turistica situata a sud della vicina città di Mondovì e ai primi contrafforti delle Alpi Marittime. Interris.it, in merito a questa esperienza di inclusione, ha intervistato il dott. Andrea Villa, presidente delle Acli provinciali di Milano e Monza – Brianza.

Dott. Andrea Villa, presidente delle Acli provinciali di Milano e Monza – Brianza (@ Christian Cabello)

L’intervista

Presidente, com’è nata l’iniziativa che state realizzando a Frabosa Soprana?

“L’iniziativa che stiamo realizzando è un campo estivo dove sono accolti 75 ragazzi ucraini. Essi si trovano in Italia per quattordici giorni, al fine di usufruire di un periodo di sollievo dalla difficile situazione che vivono quotidianamente. Sono sfollati interni e provengono dalle zone di Charkiv, Kramators’k, la quale è l’unica città del Donbass non occupata dai russi e da Zaporižžja. Il summer camp inoltre, comprende diverse attività di svago finalizzate allo stare insieme”.

Come vengono coinvolti i giovani ucraini in questa vacanza solidale?

“Le giornate che trascorriamo qui si svolgono in diversi modi: o nella casa che abbiamo in autogestione a Frabosa Soprana oppure nel compimento di diverse escursioni. Due giorni fa, ad esempio, ci siamo recati al mare, precedentemente abbiamo fatto due gite in montagna e oggi andremo in piscina. Quando ci troviamo in loco invece, svolgiamo diversi giochi, sport e laboratori creativi. A occuparsi di tutte le azioni descritte è presente un’equipe di venticinque volontari, otto si occupano della cucina e diciotto sono ragazzi che partecipano alle attività dei circoli delle Acli Milanesi e hanno esperienza in oratorio”.

Foto di Moshe Harosh da Pixabay

Quali sono i vostri auspici per il futuro in riguardo ai giovani ucraini coinvolti e allo sviluppo di queste attività?

“Siamo arrivati al terzo anno di svolgimento di questa iniziativa promossa da Caritas Italiana e Caritas Ucraina a cui aderiscono le Acli. Il nostro auspicio è quello di poter rimanere in contatto con i giovani ucraini coinvolti questi campi estivi. Quando sarà possibile vorremo organizzare una missione in Ucraina per andare a trovarli e vedere finalmente la fine del conflitto. Purtroppo però, ad oggi, in quei luoghi, non c’è niente di normale: i padri e i fratelli maggiori di questi ragazzi sono arruolati nell’esercito di Kiev, alcuni di loro hanno perso la vita e molti sono sfollati. Inoltre, dai tempi dell’emergenza sanitaria del Covid – 19 ad oggi, le scuole ucraine, non hanno più svolto le lezioni in presenza ma, per garantire la sicurezza degli alunni e a causa della distruzione degli edifici, vengono ancora svolte in modalità remota. L’altro desiderio che abbiamo è quello di seminare qualcosa di buono per il futuro di questi giovani e per i volontari coinvolti. Non vogliamo essere inermi di fronte alla guerra, fare la nostra parte e dare loro uno spazio di serenità”.

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