Sono trascorsi ormai sei mesi dall’invasione russa dell’Ucraina che sta causando numerose sofferenze alla popolazione civile, tra cui numerosi minori. In Italia, allo stato attuale, sono giunti oltre 160 mila profughi, di cui le diverse realtà del mondo del volontariato e del Terzo Settore si stanno facendo carico.
L’azione di Caritas e Acli
Nello scorso mese di aprile il Presidente nazionale delle Acli Emiliano Manfredonia si è recato a Leopoli insieme al Direttore della Caritas Italia, don Marco Pagniello, e al Vicepresidente della Cei, monsignor Giuseppe Baturi per stabilire un contatto diretto con gli amministratori e con le strutture ospedaliere che necessitano di maggior aiuto e dare così inizio a missioni di aiuto di diversa natura. Ora, quest’opera di aiuto, grazie al lavoro dei volontari Acli e di Caritas, si sta offrendo una vacanza solidale in Italia a oltre 190 minori con fragilità provenienti da Odessa, Brody, Borislav, Kiev e Lviv di età compresa tra 1 e 18 anni di età prima della ripresa della scuola, con l’obiettivo di far dimenticare loro per qualche giorno gli orrori della guerra. Interris.it, in merito a questa esperienza, ha intervistato Paola Villa, assistente sociale e componente della presidenza nazionale delle Acli, in cui si occupa di animazione di comunità, ossia di progetti che hanno l’obiettivo di costruire reti e attivare la comunità. In passato ha avuto esperienze in qualità di volontario in Bosnia e in Kosovo.
L’intervista
Com’è nata e che obiettivi ha l’iniziativa di Acli e Caritas per favorire il diritto alla vacanza dei profughi ucraini?
“L’iniziativa è nata in itinere. Già all’inizio della guerra in Ucraina, Acli e Caritas insieme, hanno fatto una missione a Leopoli e, fin da allora, ci siamo detti che, volevamo collaborare rispetto a ciò che si sarebbe potuto fare. La Caritas Ucraina ha chiesto aiuto alla Caritas Italiana ed è nata l’idea di offrire uno spazio di serenità ai ragazzi ucraini in fuga dalla guerra. In qualità di Acli, ciò ci sembrava fattibile perché c’era un bisogno ed era alla nostra portata. In altre parole, organizzare dieci giorni di vacanza in Italia per queste persone affinché potessero passare delle giornate serene, lontano dalla guerra”.
Come si è sviluppata l’iniziativa? Quante persone sono state coinvolte?
“In totale, in questa iniziativa gestita dalla Caritas, sono coinvolte 190 persone suddivise in tre gruppi. Uno è quello attualmente qui con noi a Vezza d’Oglio composto da 66 persone, di cui 9 operatrici della Caritas e i restanti sono ragazzi, i più piccoli hanno intorno agli 8 anni e i più grandi 17 anni. Un altro gruppo si trova a Sondalo e uno in Toscana. Abbiamo messo insieme un programma di vacanza, uno spazio con dei laboratori, giochi, gite e delle attività per conoscere il contesto circostante. Inizialmente non ci si conosceva, quindi abbiamo stilato un programma e, quando sono arrivate le educatrici, abbiamo iniziato a lavorare anche con loro con l’obiettivo di capire cosa fosse più funzionale e utile. Abbiamo visto che, ci sono voluti due o tre giorni, per far sì che, i ragazzi, staccassero la mente dal contesto ucraino e si rilassassero. Qualcuno di loro, ad esempio, una mattina ci ha detto che, per la prima volta, una mattina, si era svegliata non pensando alla guerra oppure, vedendo un aereo in cielo dicevano che, da loro, essendo lo spazio aereo chiuso, vederli passare non è un buon segno oppure il non sentire quotidianamente la sirena di allarme. Sono cose piccole ma danno l’idea della normale dimensione del vivere da ragazzi”.
Quali sono i vostri desideri per il futuro? In che modo, chi lo desidera, può aiutare le iniziative di Acli e Ipsia Acli in favore della popolazione ucraina?
“Questa esperienza si concluderà domani, quindi siamo agli ultimi giorni. Sicuramente non può finire qui e capiremo come proseguire. Nel mese di settembre, come Acli, andremo sicuramente a Leopoli e in alcune città circostanti per andare a far visita ai ragazzi che sono stati qui e portare delle ambulanze per cui avevamo attivato una raccolta fondi partita nel mese di aprile. La nostra idea ora è di proseguire attraverso un sostegno alle attività psicosociali dei centri Caritas in Ucraina e capire insieme quali sono gli aiuti più mirati. Chi vuole partecipare può utilizzare i riferimenti della raccolta fondi Acli riportati sul sito internet. In questo momento e ancora per quindici giorni saranno destinati all’acquisto di un’ambulanza neonatale e, subito dopo, sosterremo attività psicosociali per tenere i rapporti con i ragazzi. In seguito, siccome alcuni di noi avevano dei figli di un’età simile che sono stati con noi durante questa esperienza, abbiamo visto che, lo scambio tra ragazzi, è bello, forte e interessante quindi, per il futuro, stiamo sondando la possibilità di avere delle condivisioni di esperienze tra ragazzi italiani e ucraini che li facciano sentire molto uguali e europei”.