Tutti siamo consapevoli di quanto il volontariato, in ogni sua forma, sia importante e svolga un ruolo di grande rilievo nel nostro vivere civile. Senza la solidarietà e l’impegno dei volontari in tutti i settori in cui operano, vivremmo sicuramente in un mondo complessivamente più difficile e frammentato in società meno inclusive. Tuttavia, non siamo forse altrettanto consapevoli di come il volontariato possa rappresentare anche un modello educativo, soprattutto per coloro che vivono al di fuori delle articolate dinamiche del mondo “dei grandi”.
La scuola paritaria maschile primaria e secondaria di primo grado Braida di Verona (https://scuolabraida.it/), grazie all’impegno dei professori Giorgio Ripoli, Daniele Marazzina e Luca Gallizioli, è riuscita nell’intento di integrare gli aspetti più nobili del volontariato internazionale all’interno di un progetto educativo alternativo, immersivo e unico nel suo genere, che ha saputo coinvolgere a 360 gradi i ragazzi che ne hanno preso parte.
Dalla conoscenza tra Giorgio Ripoli, docente di inglese, e Elena Massari, fondatrice e referente della Cooperativa Sociale Onlus Volunteer in the World (https://www.volunteerintheworld.com/) è nata l’idea di realizzare una gita scolastica alternativa per i ragazzi di terza media della scuola veronese, una sorta di “viaggio etico”: “Grazie all’aiuto di Elena, che ci ha guidati come tutor, abbiamo potuto organizzare una gita di cinque giorni ad Atene, durante i quali i ragazzi, oltre a visitare la città, si sarebbero anche spesi attivamente in un progetto di volontariato presso l’associazione no-profit Love and Serve Without Boundaries (LSWB) di Atene (https://loveandservewithoutboundaries.org/)”, spiega lo stesso Giorgio Ripoli, docente di inglese. Questa associazione di volontariato opera in una zona di periferia della capitale greca e, oltre a portare avanti diversi progetti, accoglie, in una specie di scuola, i figli di quei rifugiati che, percorrendo la difficile rotta migratoria verso i Balcani, giungono in Grecia dal Medio Oriente e dall’Asia centrale.
I ragazzi della scuola Braida, in quanto conduttori delle attività dedicate ai piccoli ospiti dell’associazione, avrebbero potuto toccare con mano le difficoltà e le storie dei bambini rifugiati, gestendo attivamente i progetti ludico-creativi, finalizzati allo sviluppo delle conoscenze interpersonali e delle capacità manuali. Il tutto in un vero e proprio contesto di apertura, servizio, scambio culturale e crescita.
“Dopo un iniziale periodo di formazione a Verona, svolto anche grazie all’aiuto di Elena, siamo partiti a gennaio, dopo le vacanze di Natale, per vivere questa nuova esperienza” raccontano i professori. “La prima cosa che ha colpito i ragazzi è stato conoscere l’ambiente in cui avrebbero dovuto svolgere volontariato: le strutture a disposizione dell’associazione, così come gli appartamenti, erano un po’ fatiscenti e la difficile zona di periferia non rendeva il clima molto più accogliente. Tuttavia, questo assaggio di vita vera ha fatto immergere i nostri ragazzi in una realtà da loro mai vista, iniettando in loro un inusuale, ma fondamentale, spirito di adattamento al quale si sono subito abituati. È stata per loro una vera prova di maturità, sin dall’inizio”.
La giornata tipo, durante la gita, era divisa in due. Al mattino, guidati dai professori, gli studenti visitavano la città, mentre al pomeriggio si trasferivano alla scuola di LSWB e portavano avanti i progetti e le attività per i piccoli rifugiati, concretizzando, quindi, un vero e proprio passaggio da “turisti” a “protagonisti”.
Presso LSWB, i ragazzi, divisi in gruppi, hanno svolto e portato a termine delle attività consistenti principalmente nella conduzione di giochi di gruppo, per conoscere ed entrare meglio in contatto con i bambini di cui si stavano occupando: “Le danze si sono aperte con un momento iniziale molto atteso e al tempo stesso “temuto” dai ragazzi: grazie al supporto di presentazioni PowerPoint sull’Italia e su Verona, si sono presentati personalmente ai bambini della comunità, instaurando un primo contatto diretto con loro. Il tutto, naturalmente, in lingua inglese.”
Successivamente, l’aspetto educativo si è trasferito sul piano ludico: giochi di gruppo inclusivi e lavori più manuali hanno caratterizzato i pomeriggi dei giovani volontari e dei bambini. “Inoltre,” continuano i docenti, “su invito della stessa associazione, i ragazzi hanno potuto portare con sé, da casa, materiale scolastico, giocattoli e vestiti da donare direttamente ai piccoli. Hanno contribuito, così, a trasmettere un po’ di spensieratezza e sostengo concreto ai rifugiati, che, purtroppo, si trovano a vivere in contesti in cui il materiale per trascorrere una vita quanto più normale possibile non è facilmente reperibile.”
Gli instancabili volontari non si sono tirati indietro nemmeno quando i lavori si sono fatti un po’ più “duri”: “È anche capitato che dessero una mano a riallestire gli ambienti e i locali, spostando e sistemando tavoli e sedie per accogliere altri bambini, in vista dell’anno che stava per iniziare, dopo il periodo natalizio” raccontano i docenti con il sorriso sulle labbra. Insomma, un lavoro a tutto tondo, svolto interamente al servizio degli altri in un Paese straniero, un’esperienza formativa unica che raramente dei giovani adolescenti hanno l’opportunità di vivere.
Questa esperienza, nuova e unica nel suo genere, non si è sostenuta da sola, ma ha avuto alle spalle un accurato e approfondito progetto educativo, finalizzato a trasmettere ai ragazzi il senso profondo del volontariato e del mettersi al servizio gratuito di altre persone meno fortunate.
“Già a scuola, prima di partire, abbiamo cercato di far sensibilizzare meglio i ragazzi al volontariato in quanto tale” racconta il professor Daniele Marazzina, docente di religione e di italiano, “questo per coniugare e inserire al meglio l’imminente esperienza di volontariato attivo in Grecia all’interno di un coerente progetto educativo.”
Questo progetto, orbitante intorno al volontariato, si sarebbe dovuto concretizzare, una volta rientrati a Verona, in una serie di incontri con Caritas e altre realtà di volontariato locale, per “decontestualizzare” l’esperienza fatta ad Atene presso LSWB e far comprendere ai ragazzi che in ogni contesto sociale, non solo all’estero, è necessario attivarsi per sostenere le persone più in difficoltà. “Purtroppo, l’emergenza sanitaria ha inevitabilmente bloccato i lavori, ma contiamo di continuare in questa direzione con i ragazzi, per consolidare al meglio il percorso che hanno vissuto e far sì che il seme del volontariato possa piano piano crescere in loro, germogliare e portare frutto.”
Vivere un’esperienza di questo tipo, inoltre, ha rappresentato per i docenti un’occasione unica per conoscere ancora più a fondo i loro stessi ragazzi, andando oltre il “semplice” e tradizionale rapporto alunno-professore che si sviluppa dentro le mura di una scuola.
“La cosa che più ci ha colpito, in quanto loro insegnanti, è stato poterli vedere lavorare, vivere e imparare in un contesto extra-scolastico”, racconta Luca Gallizioli, docente di educazione fisica. “Vedere come hanno saputo adattarsi, conciliando i propri interessi con i loro doveri per aiutare altri bambini provenienti da lontano, in un Paese straniero, ci ha dato la possibilità di conoscere degli aspetti della loro personalità che non sarebbero mai potuti emergere da dietro un banco scolastico. La loro maturità, disponibilità e sensibilità nell’affrontare un contesto estremamente delicato, come appunto quello del volontariato, ci hanno resi estremamente orgogliosi di loro.”
Questo “viaggio etico”, in definitiva, ha permesso ai ragazzi di approcciarsi in modo diretto al mondo del volontariato, il quale è arrivato ad assumere una fortissima valenza educativa e formativa, sia perché vissuto in un contesto scolastico, sia perché è solamente grazie a certe esperienze che si possono comprendere a fondo le dinamiche più complesse del mondo di oggi: solo la sensibilizzazione attiva all’inclusione, al servizio e alla solidarietà verso chi è in difficoltà, soprattutto quando sperimentata in età così giovane, può contribuire a far crescere delle persone maggiormente responsabili e pronte ad affrontare con maggiore apertura mentale le sfide del futuro, siano esse personali o globali.