App Bip e uguaglianza: un messaggio concreto dalla vita quotidiana

Uguaglianza

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“La prima uguaglianza è l’equità“, scrive Victor Hugo. Per essere uguali, quindi, occorre colmare i gap. A cominciare dalle cose più immediate, quelle cioè che riguardano la vita quotidiana di ognuno. Con il lancio ufficiale dell’app ios “Bip Piemonte” e il rinnovamento del portale Bip (bip.piemonte.it), è stato compiuto un passo avanti nel processo di semplificazione e miglioramento dell’esperienza utente del sistema Bip (Biglietto integrato Piemonte) Dopo la pubblicazione della nuova versione Android, è stata rilasciata la prima versione ios per dispositivi Apple dell’App Bip Piemonte. Si tratta di un risultato reso possibile grazie alle più recenti innovazioni tecnologiche. Prossimamente, sul portale sarà introdotta una sezione dedicata alla richiesta di prima emissione della carta di libera circolazione per utenti con disabilità. Una soluzione che permetterà agli utenti di effettuare la richiesta direttamente dalla propria abitazione. Eliminando la necessità di recarsi fisicamente presso gli uffici al pubblico de gli enti delegati.

Terzo settore

La nuova App e il restyling del portale web sono stati realizzati da 5 T.  La società partecipata opera per conto della Regione Piemonte. E da sempre coordina ed evolve il sistema Bip. Le innovazioni sono frutto del lavoro svolto con il coinvolgimento delle associazioni Apri Onlus (ipovedenti). Uici (non vedenti e ipovedenti). Ed Ens (non udenti). In quanto rappresentanti degli utenti. L’assessore regionale Marco Gabusi esprime soddisfazione. Sottolineando l’attenzione dedicata all’inclusività. Il nuovo capitolo nel sistema Bip è una pietra miliare nell’agevolare la vita quotidiana degli utenti. In particolare coloro con disabilità. L’app ios “Bip Piemonte” è stata progettata con uno sguardo attento all’accessibilità. Offrendo una piattaforma inclusiva per tutti. “L’introduzione della sezione per richiedere la carta di Libera Circolazione online riflette il nostro impegno- spiega Gabusi- L’obiettivo è rendere i servizi accessibili e convenienti“, spiega Gabusi

Uguaglianza effettiva

L’uguaglianza richiede anche di dare effettiva attuazione alla parità di genere. In Italia. Le organizzazioni e associazioni che si occupano di diritti delle donne e uguaglianza di genere sono parte vitale del terzo settore. Ma operano con risorse limitate, in un contesto difficile. Spesso animate dal lavoro volontario. Sono ‘invisibili’ a livello istituzionale, anche per una quasi totale assenza di dati pubblici. La cronica mancanza di risorse le costringe a puntare quasi tutte le energie sull’emergenza del contrasto alla violenza sulle donne. Resta poco, però, per lavorare sul cambiamento sistemico e sulle sue cause strutturali. Prima fra tutte la disoccupazione femminile e la fragilità economica delle donne. A svelarlo è report realizzato in occasione del debutto di Semia, nuovo Fondo delle Donne. L’analisi conoscitiva su “sfide e sostenibilità” è stata presentata a Roma alla Casa Internazionale delle Donne . Si tratta di un’inedita fotografia delle organizzazioni italiane in sostegno della parità di genere.

Report

L’indagine è stata condotta dalla neonata Fondazione ed ente filantropico. E ha identificato oltre mille realtà che si occupano di questioni di genere sul territorio nazionale. Localizzate in prevalenza al Nord e a Centro. Di cui oltre il 40% nelle aree metropolitane, più ricche e servite. Con un’aggregazione considerevole nell’area metropolitana della capitale (15,71%). Oltre il 50% delle organizzazioni intervistate dichiara che la sua mission è il contrasto alla violenza di genere. E quasi l’80% delle entità mappate la include come prioritaria tra le sue attività. I fondi, benché pochi e non strutturali, arrivano più facilmente laddove il richiamo alla violenza, “collegato spesso alla drammatica spettacolarizzazione nella narrazione dei femminicidi”, attira più attenzione. E mobilita più risorse rispetto ad altre pur complesse e urgenti questioni sociali che affliggono le donne italiane. Ossia barriere d’accesso, discriminazioni e scarsa educazione economica.

Terreni labili

Le organizzazioni, secondo quanto emerge dal report, sono giustamente impegnate a occuparsi di contrasto alla violenza. Ma restano invece disattese e ignorate le cause stesse di una violenza sistemica sulle donne. Cioè le barriere all’accesso e la discriminazione sui luoghi di lavoro. La carenza di educazione economico-finanziaria, l’impari distribuzione dei lavori di cura. L’educazione alla leadership. Tutti temi che rimangono terreni labili e di nicchia. L’ndice di Uguaglianza di Genere (Gei) del 2023 è calcolato dall’European Institute for Gender Equality (Egeu). Ne emerge che in Italia l’area più critica è proprio quella della disoccupazione o “malaoccupazione” femminile. Con considerevoli livelli di disuguaglianza tra i generi che relegano il nostro Paese in ultima posizione tra tutti gli Stati membri dell’Unione Europea.

Allarme discriminazioni

Basso è il numero delle organizzazioni che includono tra le proprie attività “direttrici intersezionali“. Come il contrasto al razzismo, la disabilità e il cambiamento climatico. Tematiche centrali in altri paesi europei. Ma scarsamente presenti in Italia. Oltre il 70% delle associazioni femministe italiane sono di piccole dimensioni. Composte da massimo 15 persone. Di cui l’85% lavora su base volontaria. D’altronde le associazioni italiane che si occupano di parità di genere sopravvivono per lo più di autofinanziamento. Solo un 15% di esse può contare sul sostegno economico delle fondazioni italiane. La questione è messa in luce proprio dal Rapporto. L’indagine, infatti, analizza la filantropia istituzionale in Italia. Nota per la sua generosità in molti ambiti. Una realtà, però, che tende a fare scarse donazioni alle organizzazioni che si occupano di parità di genere.

Fondo

Tra le ragioni della nascita del fondo Semia, c’è quella di operare in network e partnership con la filantropia privata. E con le istituzioni pubbliche. Per ottenere come accade all’estero risultati nel progresso verso la parità di genere. Da ora in poi anche il movimento italiano per la parità di genere avrà il suo fondo. Semia, infatti, “si considera parte integrante del movimento, un’alleata.  E’ una fondazione giovane, fatta di professioniste del terzo settore, al servizio delle realtà territoriali. A supporto materiale delle organizzazioni che si occupano dei diritti e parità di genere. Affinché attraverso la libera espressione di ciascuna, si possa realizzare il progresso corale dell’intera società”.

Giacomo Galeazzi: