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Ue-Africa: le politiche migratorie dopo il voto europeo

Ecco come cambiano l'accoglienza e l'inclusione dopo il voto europeo. Testimonianze e analisi

Un ponte tra Ue e Africa dopo le elezioni europee. Oltre alla guerra scatenata dalla Russia in Ucraina, al problema del carovita e del conflitto a Gaza, Bruxelles si appresta a dedicare attenzioni e risorse alla spinosa questione delle migrazioni. Per stabilire come i vertici europei usciti dalle urne dovranno gestire le ondate migratorie dall’Africa. A fronte degli arrivi record del 2023 (secondo i dati Frontex cresciuti di quasi il 18% rispetto al 2022, a oltre 355mila unità). Inclusione, solidarietà, sicurezza, accoglienza e cooperazione nelle misure già avviate da Bruxelles con l’Africa. Gli analisti sono concordi nel sostenere che la partnership tra vecchio Continente e Africa si sta muovendo su un sentiero già determinato. Di fatto, Africa ed Europa condividono una visione comune fino al 2030. Nell’ambito di un partenariato che è stato rinnovato e rafforzato ulteriormente a febbraio 2022.  L’obiettivo di quest’ultimo è promuovere, attraverso un’accresciuta assistenza europea, la sicurezza, la pace, uno sviluppo economico sostenibile e la prosperità degli abitanti del continente. Ciò comporta vari programmi e pacchetti d’aiuti. Tra questi la strategia Global Gateway che mira a stimolare investimenti pubblici e privati mirati allo sviluppo della connettività fino a 300 miliardi di euro entro il 2027. Il programma per la cooperazione sul fronte sanitario e dei vaccini e la cooperazione rafforzata per la pace e la sicurezza. Parlamento europeo e commissione Ue sono in prima linea nella cooperazione.

Africa
Foto di Christian Packenius da Pixabay

Europa-Africa

I rapporti, ormai consolidati tra le due parti, prevedono anche l’attuazione di diversi accordi “regionali” nella forma di “piani d’azione”. Per rispondere alle questioni regionali più delicate (per esempio nel Sahel e nei Paesi del Corno d’Africa). Inoltre il partenariato Ue-Africa si sviluppa attraverso forum di dialogo strutturato e formale a vari livelli. I vertici Ue- Ua (Unione Africana) si tengono, infatti, a cadenze fisse, almeno ogni tre anni, e riuniscono i capi di stato e di governo. Su basi periodiche si tengono anche le riunioni ministeriali (o della “troika“) tra rappresentanti dei paesi africani e dell’Ue, della Commissione dell’Unione africana e delle istituzioni Ue. Inoltre  i commissari Ue incontrano periodicamente i loro omologhi della commissione dell’Unione Africana. In sintonia con questa complessa impalcatura che attualmente puntella le relazioni bilaterali tra i due continenti, s’inserisce peraltro anche il Piano Mattei del governo italiano. Che, non a caso, ha istituito una cabina di regia. Con il compito di promuovere il coordinamento tra i diversi livelli di governo e gli enti pubblici e privati. Nonché di incentivare l’accesso a risorse finanziarie internazionali (come quelle messe a disposizione dall’Africa Global Gateway). Così da coordinare le varie iniziative prese nell’ambito del Piano. Non solo l’Italia ma anche altri Paesi – dentro e fuori l’Ue – stanno scommettendo sul continente.

Africa
Foto di Hennie Stander su Unsplash

Investimenti

Stando ai dati del Consiglio dell’Ue, riferisce l’Agi, sono proprio le aziende europee, globalmente, a rappresentare la principale fonte di investimenti esteri diretti con uno stock investito nel Continente che, dal 2016, ha sempre superato i 200 miliardi di euro. Secondo stime del Fondo Monetario Internazionale, dopo l’Asia, nel 2024 il Continente africano sarà la regione del mondo a più alta crescita. Previsione confermata anche dalla Banca Africana di Sviluppo (AfDB), che recentemente ha stimato un incremento medio del prodotto interno lordo reale del continente africano al 3,8% (per il 2024) e al 4,2% (nel 2025). L’Africa, quindi, costituisce un’importante opportunità di crescita per l’Europa. Una cooperazione più forte e meglio coordinata tra Ue-Africa e i diversi programmi dei Paesi membri (incluso il Piano Mattei) non potrebbero che far bene al Vecchio Continente. Ciò in termini di “protagonismo” e di promozione della sua immagine nel mondo (l’Africa è considerata da Cina e Russia, non da oggi, mera terra di conquista). Ma anche in termini puramente economici. Ovvero per promuovere investimenti con ricadute positive per entrambe le parti da realizzare nel rispetto delle norme sociali e ambientali. Nonché rispettando le esigenze e le diverse culture dei partner africani.

cooperazione
Foto di mulugeta wolde su Unsplash

Quadro bilaterale

Sullo sfondo di un quadro bilaterale oramai stabilizzato, si inserisce il Patto di migrazione e asilo adottato lo scorso mese dal Consiglio Ue. L’intesa stabilisce una serie di norme per gestire gli arrivi in modo più organizzato. Introduce procedure efficienti e uniformi per processare le richieste d’asilo ed effettuare i rimpatri. Oltre a prevedere un nuovo meccanismo di risposta alle crisi. E un nuovo programma volontario per il reinsediamento dei rifugiati provenienti da paesi terzi. In discussione anche il potenziamento di Frontex ed Europol, che dovrebbero aiutare gli Stati membri a rispondere ai flussi.

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